Ticino
Dazi statunitensi, "l'impatto sulle aziende si vedrà sul lungo termine"
Redazione
9 giorni fa
Le imprese ticinesi osservano con attenzione le mosse del presidente americano Donald Trump riguardo gli annunciati dazi. Nei confronti della Svizzera sono pari al 31%, ma non c’è stato ancora un impatto sulle realtà del nostro territorio. Gli effetti si vedranno sul lungo periodo.

Le aziende ticinesi osservano le mosse del presidente statunitense Donald Trump. Gli annunciati dazi non hanno ancora avuto un impatto sulle realtà del nostro territorio, ma gli effetti si vedranno sul lungo periodo. In tal senso, una buona parte del fatturato di Medacta, azienda che si occupa di prodotti medicali, è realizzato negli Stati Uniti. Proprio il Paese che, sotto la guida del tycoon, ha annunciato dazi generalizzati del 10%, già entrati in vigore sabato. E in vista che ne sono degli altri - più alti - per diversi Paesi, tra cui la Svizzera, nei cui confronti è prevista una tariffa di importazione di circa il 30%. L’azienda diretta da Francesco Siccardi, "ma finora, a parte il panico sui mercati, a livello di business non abbiamo ancora avuto conseguenze", spiega Siccardi ai microfoni di Ticinonews. "Tutta la merce che noi vendiamo oggi negli Stati Uniti è già nei magazzini degli Usa. Si vedrà alla lunga, tra qualche mese. Se uno non non facesse nulla, avere un costo addizionale (circa il 30% sui prezzi di trasferimento nel mercato americano) avrebbe un impatto importante a livello di profittabilità nell’azienda, ma per fortuna qualcosa da fare c’è”.

Trasferire la produzione

Medacta, qualche mese fa, ha acquisito uno stabilimento negli Stati Uniti. Lì trasferirà la parte finale della produzione. “Non è fattibile in tempi rapidi e non è necessaria per ottenere il grosso dell’assorbimento dei costi", afferma ancora Siccardi. "Medacta cresce tanto: noi avevamo già pianificato di espandere la prossima fase del piano industriale negli States. Eventualmente potremmo anticiparlo, ma fare un impianto da zero negli Stati Uniti è un progetto che prende da 24 a 36 mesi".

La durata dei dazi è una preoccupazione

È guardingo anche Marco Tepoorten, CEO di Franzosini SA, impresa di trasporti che fattura circa 1 milione di franchi da oltreoceano. Teeporten è preoccupato della durata: “Il dazio lo paga il cliente finale; quindi noi eseguiamo una prestazione per i clienti. Se dovessero perdurare, i trasporti avrebbero un contraccolpo enorme", dichiara ai microfoni di Ticinonews. E aggiunge: "È una doccia fredda appena fatta, aspettiamo gli esiti e vediamo. Sicuramente, se dovesse continuare su questo piano, la situazione si farebbe preoccupante. Ho parlato con alcuni clienti, che mi hanno confermato che non hanno alcuna intenzione di delocalizzare". Quelli italiani "non hanno intenzione di spostarsi, perché fanno fatica a trovare personale qualificato qui, figuriamoci negli Usa”.

"Si trovi una via diplomatica"

A preoccupare ancor di più Tepoorten è la possibilità che gli altri Paesi introducano a loro volta delle contromisure. E lancia un appello alla politica: “Speriamo soltanto che le persone al Governo in Svizzera e nell’UE trovino un sistema che non sia ribattere con dei dazi. Mi auguro trovino una via diplomatica, ovvero l’unica possibilità che per ora abbiamo. Penso che sia lo scopo degli Stati Uniti", conclude Teeporten.