Il lupo non sarà più una specie "strettamente protetta", ma solo "protetta". Un declassamento deciso dal Comitato permanente della convenzione di Berna del Consiglio d’Europa, che ha accolto la proposta dell’Unione Europea, appoggiata anche dalla Svizzera. Il cambiamento entrerà ufficialmente in vigore tra tre mesi, a meno che un terzo degli Stati membri non si opponga. In concreto, lo status di protezione renderà possibile la gestione delle popolazioni di lupi. Il tema, oggi, è stato affrontato anche dal Consiglio degli Stati, che ha accolto a larga maggioranza due mozioni. “Abbiamo deciso di alzare il livello di intervento nella gestione della problematica del lupo, incaricando il Consiglio federale di adottare dei criteri meno rigidi per consentire ai Cantoni di procedere con degli abbattimenti selettivi e proattivi di singoli esemplari, ma anche di branchi”, afferma il deputato centrista Fabio Regazzi, interpellato da Ticinonews. “Questa è sicuramente una buona notizia per gli allevatori. Le due mozioni, di cui una formulata dal sottoscritto, costituiscono sicuramente un passo in avanti”.
"È indispensabile e urgente intervenire"
Per i contrari, ovvero gli esponenti del campo rosso-verde, non solo le decisioni prese oggi non rappresentano un passo avanti, ma non rispetterebbero neppure le scelte del popolo. Un’accusa che Regazzi respinge. “Noi siamo confrontati con un fenomeno a livello nazionale, ma che colpisce soprattutto i territori alpini, di esplosione letterale delle popolazioni di lupi”, spiega il “senatore” ticinese. “Stiamo ormai superando i 400 esemplari, in un piccolo territorio come quello svizzero. Si tratta di cifre semplicemente insostenibili e incompatibili con l’agricoltura di montagna”. Ragion per cui “è indispensabile e urgente intervenire per riportare il numero di questi esemplari a un livello accettabile. Nessuno sta parlando di eliminare completamente il lupo, ma semplicemente di riportarlo a una situazione che sia accettabile per l’agricoltura di montagna”.
"Le predazioni sono aumentate ancora"
Secondo Regazzi, insomma, la situazione è decisamente grave. E il Ticino non fa eccezione. “Nell’anno in corso le predazioni sono ulteriormente aumentate, in un contesto con meno aziende agricole e quindi anche con un numero inferiore di capi di ovini e caprini caricati sugli alpi". Ormai da qualche anno, infatti, "si assiste purtroppo a un sistematico abbandono da parte di molti allevatori di questa attività". Ciò "impoverisce il territorio, la nostra società e soprattutto le valli". Il problema, quindi, "è grave ed è urgente intervenire, soprattutto per frenare questa emorragia, che è in corso ormai da qualche anno e probabilmente continuerà se non si interviene rapidamente”.
Il "modello Norvegia"
Una delle due mozioni deve ancora passare al vaglio del Nazionale, dopodiché il destino di entrambe sarà nelle mani del Governo. Per Regazzi, tuttavia, se si volesse davvero riportare la situazione sotto controllo “bisognerebbe fare come in Norvegia, dove - nonostante un territorio 10 volte più grande del nostro e una popolazione inferiore - si è deciso di abbassare il numero di lupi a 100 esemplari”. Questa “sarebbe la vera soluzione, ma le premesse al momento non sono probabilmente ancora date”.