Ticino
Dietro le quinte del Carnevale: come nascono i carri
Redazione
4 ore fa
Mesi di impegno, creatività e passione per pochi giorni di festa: a Chiasso, tra costumi e rifiniture, le società carnevalesche svelano i segreti della loro arte.

Neanche il tempo di finire un carnevale, che si pensa già al prossimo. I protagonisti dei cortei di carnevale si preparano a mostrare al pubblico il frutto di un duro lavoro iniziato mesi fa. È già dalla primavera, infatti, che alcuni iniziano a cercare il tema su cui ironizzare e una volta che si hanno le idee in chiaro si può cominciare a costruire il carro.

"Noi abbiamo iniziato il 3 luglio quest'anno"

È quanto ci racconta il membro dei Mistun Gabriele Dossi, specificando che il loro team è formato da persone "che lavorano in cantiere, falegnami, elettricisti e anche gente di ufficio che può tranquillamente venire a pitturare, tagliare i pezzi, metterli sulla struttura e aiutare anche senza avere chissà quale manualità: si impara sul posto."

Anche i costumi sono parte integrante del carro

Prima vengono abbozzate le idee e poi si passa alla realizzazione. Il presidente degli NCS Michele Molteni ci spiega che la creazione dei costumi può avvenire in modi differenti: "Quest'anno abbiamo provato a improvvisare qualcosa e a dilettarci un po' con la gomma piuma, provando a fare delle grandi teste a forma di Homer Simpson, ma dipende dagli anni. A volte troviamo qualcosa sul mercato di già fatto che può soddisfare la nostra richiesta. Altrimenti, come quest'anno, spesso ci riforniamo da dei produttori e li facciamo fare su misura".

La grande passione che ci sta dietro

Le ore di lavoro sono innumerevoli, se si considerano anche tutte le rifiniture necessarie, come ad esempio dedicarsi alle sfumature di pupazzi già precedentemente colorati. L’impegno non è quindi da poco, come ci racconta Monia Bonacia degli Esterefatti: "Non siamo in tantissimi a lavorare sul carro, quindi bisogna prendere tutto il tempo possibile. Quando non si lavora si viene a lavorare qua, e ci capita anche di finire alla una di notte. Lo facciamo solo per passione, ci divertiamo", specifica Monia Bonacia, "è questo che ci fa andare avanti". Tuttavia, si tratta di una passione che è sempre più difficile trasmettere ai giovani e il problema del ricambio generazionale si fa sentire. A percepirlo è persino una realtà che supera il centinaio di persone come La Castello Bene, anche se "siamo abbastanza fortunati", ci riferisce il presidente Davide Cereghetti. "Riusciamo sempre ad avere dei ricambi, con magari figli di ex soci o di gente che fa parte del gruppo, come io che sono figlio del fondatore. Mio figlio sfila e ci sono altri figli di altre persone che è da una vita che sono dentro ne La Castello Bene e che sono attivi".