
Si potrebbe definire un club per soli uomini o quasi. Stiamo parlando dell’esercito svizzero. Le donne, da 80 anni, possono prestare servizio, mentre dalla fine degli anni ‘90 sono totalmente equiparate agli uomini. Eppure le donne svizzere che militano nell’esercito sono pochissime, circa lo 0,9%. Una percentuale molto bassa se paragonata con i paesi a noi vicini: in Francia il 15% degli effettivi è composto da donne. Germania, Spagna e Regno Unito sono attorno al 10%. Negli Stati Uniti si sale fino al 25%.
Aumentare gli effettivi
Il Dipartimento federale della difesa ha più volte sottolineato la volontà di aumentare gli effettivi femminili. Non tanto per una questione di parità, quanto per garantire a lungo termine ad esercito e protezione civile un numero sufficiente di effettivi. Nel dibattito è ora entrata prepotentemente anche la guerra in Europa.
Verso un obbligo di servizio per le donne
Il Consiglio federale ad inizio mese ha fatto sapere che intende valutare la possibilità di introdurre un obbligo di servizio anche per le donne. Sono due le varianti attualmente in esame, destinate ad essere oggetto di un rapporto entro il 2024. La prima, “obbligo di prestare servizio di sicurezza”, prevede la fusione del servizio civile e della protezione civile in una nuova organizzazione che dovrebbe consentire l’apporto di personale in seno all’esercito. La seconda, “obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno”, estende l’obbligo alle donne, ma prevede il reclutamento soltanto delle persone effettivamente necessarie, ossia circa la metà. Si riflette anche su uno “status quo plus”, che prevede unicamente l’introduzione della partecipazione obbligatoria per le donne alla giornata informativa.
Il confronto
A dibattere sul tema sono intervenuti nel Tg di Ticinonews Laura Riget, co-presidente del partito socialista, e Diego Baratti, presidente dei giovani UDC Ticino. Riget, contraria alla proposta, spiega che di principio è contraria all’obbligo di leva, sia per le donne che per gli uomini. “Trovo sia illiberale e paternalista obbligare dei giovani uomini, e forse in futuro anche giovani donne, a dedicare diversi mesi della loro vita a servire la patria. Trovo inoltre che il problema degli effettivi troppo bassi sia un approccio sbagliato. Il militare dovrebbe farsi dell’autocritica e fare un’analisi sul perché così tanti giovani non vogliono fare il servizio militare. L’argomento della parità, infine, non regge: le donne sono ancora svantaggiate in molti ambiti della società”. Di altro avviso Diego Baratti. “Si parte dal principio stessi diritti, stessi doveri. Credo che l’esercito sia un’esperienza di vita per i giovani e che possa portare qualcosa di positivo, come il lavoro, il cameratismo, il senso civico. L’obbligo esteso anche alle donne potrebbe promuovere un cambiamento culturale, che può solo fare bene all’esercito, con nuove competenze”.
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata