La sostituzione di un collaboratore con un altro meno pagato non dev’essere un un motivo per il quale un licenziamento possa essere considerato abusivo. Lo ha deciso il Consiglio nazionale bocciando, con 99 voti contro 76 e 2 astenuti, un’iniziativa in materia del Canton Ticino.
La proposta ticinese trae origine dall’iniziativa popolare “Prima i nostri!”, approvata dai ticinesi con il 58% dei voti. Il problema è che il testo va a collidere con norme di competenza federale. Per questo motivo il Gran Consiglio ha inoltrato una iniziativa cantonale per chiedere una modifica del Codice delle obbligazioni (CO), ha spiegato Judith Bellaïche (PVL/ZH) a nome della commissione.
Le proposte ticinesi mirano a modificare l’articolo 336 del CO precisando che la disdetta è abusiva se ha “l’obiettivo di sostituire il dipendente licenziato con un altro lavoratore che, a pari qualifiche, percepisce un salario inferiore” oppure quando viene pronunciata in seguito al “rifiuto del dipendente di accettare sensibili riduzioni di salario a causa di un forte afflusso di manodopera sul mercato del lavoro (dumpingsalariale)”.
Pur non negando che il Ticino sia confrontato a una situazione problematica, Bellaïche ha sostenuto come non sia giustificato modificare il diritto del lavoro dell’insieme del Paese per rispondere alle preoccupazione di una singola regione. Per la piazza economica Svizzera è inoltre importante che il diritto del lavoro rimanga tendenzialmente liberale, ha aggiunto la zurighese. In determinati casi, ha proseguito la verde-liberale, le disdette motivate da modifiche del contratto possono svolgere un ruolo importante nel mantenere i posti di lavoro.
Il concetto di “pari qualifiche” pone inoltre non poche difficoltà: non esiste una definizione giuridica di questa nozione. Lo stesso dicasi per la definizione di “sensibile riduzione di salario”, ha aggiunto Bellaïche. Per risolvere la situazione, la relatrice commissionale suggerisce di continuare puntare sui contratti normali di lavoro.
L’iniziativa ticinese ha il merito di sollevare problemi che conoscono anche altre regioni di frontiera come Ginevra e il Giura, ha replicato Christian Dandrès (PS/GE) a nome della minoranza. Il margine di manovra attuale è troppo ampio e non permette di combattere il fenomeno. La soluzione proposta, benché insufficiente, permetterebbe invece di rispondere alle preoccupazioni dei lavoratori, ha aggiunto, invano, il ginevrino.
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