A Basilea, nel giro di cinque anni, il numero di prostitute è praticamente raddoppiato, passando da 1741, nel 2008, a 3268. Lo si evince dal rapporto della polizia cantonale, che spiega l'aumento con l'estensione, dal 1° maggio 2011, degli accordi di libera circolazione agli otto nuovi paesi membri dell'UE, ovvero Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria. La maggiorparte delle nuove lavoratrici del sesso proviene infatti dall'Ungheria. Il portavoce della polizia basilese ha parlato di feroce concorrenza tra le prostitute. "Oggi ci sono offerte per 50 franchi" ha spiegato Martin Schütz alla Basler Zeitung. "È molto poco: fino a due o tre anni fa la tariffa minima era almeno il doppio." Un crollo delle tariffe che molti associano già al fenomeno del dumping salariale. In Ticino, anche a causa dell'operazione Domino, che ha drasticamente ridotto il numero di locali a luci rosse, la situazione è ben diversa. Ce lo conferma il proprietario di un noto postribolo del Cantone, attivo da decenni nel settore. "In Svizzera tedesca la situazione è diversa perché in molti casi la tariffa è fissata dal locale e non dalla ragazza" ci spiega. "Qui da noi i prezzi sono rimasti più o meno invariati. La concorrenza c'è, ma tra le ragazze esiste una sorta di cartello: sotto una certa cifra non scendono, piuttosto non lavorano." Rispetto al passato, le entrate delle prostitute sarebbero comunque calate. "Guadagnano meno, quello sì" prosegue il nostro interlocutore, "ma perché lavorano di meno, non perché hanno abbassato i prezzi. Forse se in Ticino ci fosse ancora la quarantina di bordelli che c'era prima dell'operazione Domino, adesso ci sarebbe una concorrenza più agguerrita e questa si ripercuoterebbe sulle tariffe. Ma molte delle ragazze che prima lavoravano in Ticino adesso si sono spostate in Svizzera interna, andando a fare concorrenza alle ragazze che erano già lì. È quindi abbastanza comprensibile che, lì, i prezzi scendano."

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