
Sì, non è solo una vostra impressione: quest’anno ci sono effettivamente più vespe del solito. Il motivo è da cercare nell’inverno e nella primavera mite che abbiamo alle spalle, nei quali molte vespe regine sono sopravvissute al freddo e hanno facilmente trovato cibo per le loro larve.
Quest’estate, tuttavia, scarseggia il loro cibo. “Diventano quindi più insistenti”, ci spiega Lucia Pollini Paltrinieri, entomologa del Museo di storia naturale. “Fra tutte le vespe, però, sono solo due le specie che ci importunano davvero: la vespula germanica e la vespa comune, che finiscono per cercare da mangiare anche sulle nostre tavole”.
Tante vespe vogliono dire anche tante punture... Le reazioni alle punture di vespa dipendono da più fattori. Con Laura Uccella, caposervizio Pronto soccorso e medicina d’urgenza all’Ospedale regionale di Lugano abbiamo cercato di capire come comportarci quando purtroppo si finisce nel bersaglio di questo insetto.
“In generale se si sa di essere dei soggetti allergici è buona norma seguire le regole indicate precedentemente dal medico ed eventualmente recarsi in ospedale, in pronto soccorso, oppure dal curante. Se invece non si sa di essere allergici, bisogna monitorare la situazione e se compaiono dei sintomi di allarme, occorre presentarsi in pronto soccorso. Sintomi di allarme possono essere, ad esempio, una difficoltà a respirare, la comparsa di una reazione generalizzata, quindi un rossore generalizzato sulla pelle, gonfiore soprattutto nella zona della bocca, del cavo orale della zona respiratoria”.
Se non si è mai stati punti, come riconoscere una reazione allergica?
“Possono comparire sostanzialmente o un rossore generalizzato, una difficoltà a respirare, oppure una sensazione di malessere grave con una sensazione proprio di andare giù, di svenimento. Questo è molto pericoloso, è un sintomo di allarme. Va sicuramente contattato un medico”.
Ci sono delle zone del corpo dove è più pericoloso essere punti?
Sì, è il caso del collo o del volto. Qui è necessario fare un po’ di attenzione, perché un gonfiore in queste zone potrebbe causare più facilmente una reazione generalizzata”.
E ci sono delle persone, delle età più a rischio?
“Indubbiamente i bambini piccoli sono molto a rischio, soprattutto sotto l’anno di età. E gli anziani, diciamo ultraottantenni. Tipicamente sono queste le categorie di età più a rischio”.
Che cosa fare invece se il pungiglione rimane nella pelle?
“Normalmente è possibile asportarlo manualmente. Non tenterei manovre domiciliari di rimozione con aghi, eccetera, perché può essere ovviamente pericoloso. Eventualmente rivolgersi al medico che proverà ad asportare il corpo estraneo”.
Vi è già capitato durante questa estate di dovere intervenire per punture di questo genere?
“Come tutti gli anni capita effettivamente di dover intervenire su questo tipo di punture. Abbiamo reazioni localizzate, quindi allergie di grado lieve, con gonfiore locale, anche esteso oltre i dieci centimetri. Anche in questo caso il trattamento è solo locale: diamo delle creme e rassicuriamo i pazienti. Ci sono però pure pazienti che hanno difficoltà a respirare e che addirittura svengono o hanno uno shock anafilattico, rischiando quindi un arresto cardiaco e dunque la morte. Per questi pazienti è necessaria una rianimazione. Negli ultimi 2-3 mesi questo caso di shock anafilattico sarà capitato due o tre volte”.
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