Discrete, o almeno in parte confortanti le notizie che arrivano da Bellinzona. Il gufo Silvestro, rimato ferito nella notte di Capodanno dopo l’impatto con un treno in zona Mezzovico, si sta riprendendo. Ma come ci si prende cura di un animale così raro e selvatico? Per capirlo, siamo andati al rifugio della Spab, dove il rapace si trova in cura.
Specie minacciata
L'esemplare di gufo si trova nella sua casa provvisoria almeno per qualche settimana. Sì, Silvestro è una "Lei" ed è uno dei pochi esemplari di gufo reale in Ticino. Per il presidente della Società Protezione Animali di Bellinzona Emanuele Besomi è una specie che subisce l'estrema urbanizzazione: “A livello svizzero si parla 130 esemplari al massimo, in Ticino di poche decine che purtroppo subiscono molto l’urbanizzazione. I loro nemici sono le linee elettriche, il treno e tutte quelle costruzioni semi invisibili, come reti metalliche o fili, che possono intralciare il loro volo e specialmente il loro sistema di caccia”, afferma Besomi.
C'è un po' di preoccupazione
L'alta mortalità dovuta alle collisioni ha portato la specie sulla lista rossa come vulnerabile. Silvestro, invece, forse spaventata dai botti, ha impattato contro un treno, nella notte di Capodanno. Due settimane più tardi, Besomi ci racconta come sta: “Abbastanza bene, ha un recupero abbastanza lento e questo un po’ ci preoccupa. Ma il fatto che sia qui da quasi quindici giorni è un buon segnale. La stiamo monitorando, si alimenta, anche se non mangia quanto dovrebbe fare un gufo delle sue dimensioni. Però questo può essere dato dalla grande botta che ha preso, meccanicamente sappiamo che ha questa ala rotta, che piano piano si sta sistemando. Chiaramente eventuali traumi interni devono essere riassorbiti e per questo ci vorrà parecchio tempo”, dichiara il presidente della SPAB.
Un animale istintivo
Una domanda che sorge spontanea è come ci si prende cura di un animale selvatico raro e insidioso. Secondo Emanuele Besomi bisogna prendere le giuste misure con una specie puramente istintiva: “Bisogna rendersi conto che è un animale sotto stress e terrorizzato. Le misure di sicurezza devono essere messe in atto perché lui è un animale puramente istintivo, quindi il suo scopo è fuggire e dove non può, c’è l’aggressione o la difesa. Un gufo di queste dimensioni può essere molto offensivo sia con gli artigli, che con il becco”, sottolinea Besomi. E infatti, l’unico essere umano che lo avvicina, in primis per fornirle il cibo, una beccata se l’è presa: “Lui teme le persone e le visite. La mostra al pubblico deve essere quindi evitata il più possibile. In questa situazione ed essendo un animale molto raro, permettiamo queste interviste brevi proprio perché è importante che la popolazione conosca quali meraviglie volino di notte nei nostri boschi”.
"Quando sarà pronta, lo farà capire"
Per adesso è a riposo, oltre a del cibo riceve qualche punturina con vitamine e minerali per velocizzare il recupero e la saldatura dell’osso. Appena mostrerà segni di miglioramento, verrà spostata in una voliera più grande – dove potrà fare esercizi, allenamenti, una sorta di fisioterapia volando tra un albero e l’altro. Poi, quando sarà pronta, lo farà capire. “A quel punto ti segnala molto chiaramente che vuole andare", racconta Besomi, "lo fa sbattendo contro le reti, non lasciandosi più manipolare così facilmente. Quello è il segnale chiaro: libertà il più rapidamente possibile”, conclude il presidente della SPAB Emanuele Besomi.