Ticino
EFG-BSI: "C'è poco da festeggiare"
EFG-BSI: "C'è poco da festeggiare"
EFG-BSI: "C'è poco da festeggiare"
Redazione
9 anni fa
Secondo Alfonso Tuor la vendita della banca ticinese nasconde molte incognite. "L'hanno comprata per tagliare"

Sia il CEO di EFG International, Joachim H. Straehle, sia il suo omologo di BSI, Stefano Coduri, hanno espresso grande soddisfazione questa mattina per l'accordo che sancisce il passaggio di mano della banca ticinese dai brasiliani di BTG Pactual all'istituto zurighese che fa capo al miliardario greco Spiros Latsis. "Con questa operazione gettiamo solide basi per garantire la stabilità a lungo termine e un aumento duraturo della crescita" ha ad esempio dichiarato Coduri.

Ma tra gli economisti l'entusiasmo è meno palpabile.

"Io non la vedo come una buona notizia" esordisce Alfonso Tuor quando gli chiediamo un commento sulla transazione. 

"Prima di tutto la EFG è una banca greca" spiega l'economista, "e sebbene l'azionista sembri essere solido, il Paese Grecia non offre grande sicurezza. Poi è un armatore, quindi con grande variazione della redditività, e in questo periodo gli armatori non vanno alla grande."

"In secondo luogo, la EFG già l'anno scorso aveva previsto un piano di riduzione dei costi che prevedeva la soppressione di 200 posti di lavoro in Svizzera" prosegue Tuor. "Adesso dicono che l'operazione dovrebbe comportare 185 milioni di franchi di sinergie entro il 2019. E cosa significa sinergie? Significa riduzione del personale. Dato che sono già previsti 200 posti di lavoro in meno alla EFG, una parte del taglio dovrebbe cadere sulle spalle della BSI. Quindi ci si può attendere una contrazione degli impieghi piuttosto significativa."

C'è chi è rimasto sorpreso per il prezzo pagato da EFG per la BSI, 1,328 miliardi, una cifra più alta di quella pagata ai tempi da BTG Pactual.

Ma Tuor precisa che "il pagamento comprende 300 milioni di franchi che di fatto sono pagati con carta. EFG deve versare 975 milioni di franchi, il resto lo pagherà con la carta dando ai brasiliani il 20% del nuovo gruppo. Il prezzo reale non è quello indicato, perché la carta è carta. Il prezzo reale è di 970 milioni, perché la carta non dà mezzi freschi."

Tuor esprime perplessità anche in merito alle rassicurazioni fornite da EFG di voler continuare a puntare su Lugano: "Per ora è sicuramente vero, ma potrebbe essere una promessa di breve-medio periodo."

L'economista ticinese vede poi un altro problema all'orizzonte. "Il vecchio management della BSI è oggi coinvolto in una grande inchiesta a livello internazionale riguardante un fatto di corruzione legato alla Malesia" afferma Tuor. "Questa inchiesta rischia di avere delle conseguenze a livello sia penale, sia pecuniario. Quindi anche questo peserà sulla banca."

Perché quindi EFG ha voluto acquistare BSI? "Perché probabilmente spera attraverso la BSI di avere quelle dimensioni di scala per poter guadagnare" risponde Tuor. "L'anno scorso la EFG è andata indietro. Dato che le nuove regole diventano più stringenti e implicano dei costi maggiori, più sei grande e più puoi diminuire questi costi su un capitale maggiore. Secondo me il gioco è questo."

"Poi c'è da dire che la BSI è sovradimensionata come personale e quindi la redditività può essere notevolmente aumentata" aggiunge Tuor. "L'hanno comprata per tagliare e per farla rendere di più."

Tuor ricorda poi che "la partita non è chiusa, perché ci vuole ancora il permesso della FINMA, che non è scontato."

Tornando ai posti di lavoro, Tuor afferma che "molto probabilmente sarebbe stato meglio se l'avesse acquistata BancaStato, che l'avrebbe mantenuta indipendente. Quindi non ci sarebbero stati tutti quei doppioni come nell'ufficio giuridico o nel back office che ci sono in questo caso."

"Non è una transazione che merita un brindisi di festeggiamento" conclude quindi Tuor.

AS

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata