Inchiesta pompe funebri
"Faccio questo lavoro da 47 anni. Ho la coscienza a posto"
©Fiorenzo Maffi
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Redazione
un anno fa
Così si esprime il titolare della ditta di onoranze funebri di Mendrisio oggetto di un'inchiesta. Gli inquirenti sospettano irregolarità nell'esecuzione di opere in campo funerario.

"È 47 anni che faccio questo lavoro e ho la coscienza a posto". Così si esprime Fernando Coltamai a Ticinonews, titolare della nota ditta di onoranze funebri di Mendrisio finita sotto inchiesta, quando lo raggiungiamo al telefono. Gli accertamenti degli inquirenti sono finalizzati a comprendere se sussistano i presupposti di reati di natura penale (eventuali inadempienze o irregolarità) nell'esecuzione delle opere in campo funerario e cimiteriale. I reati ipotizzati sono quelli di truffa e turbamento della pace dei defunti.

"Non ho capito di preciso per quale motivo abbiano iniziato a scavare, ma gli inquirenti sospettavano che avessimo occultato qualcosa nel nostro giardino", ci spiega Coltamai, che però precisa: "Non hanno trovato nulla". Nella giornata, infatti, un escavatore si era messo al lavoro nel giardino della sede dell'impresa. Lo scavo, sorvegliato da pattuglie e da funzionari della polizia scientifica, si è svolto dietro a un telo bianco, posizionato per proteggere l'area da sguardi indiscreti.

Nessun legame con atti parlamentari recenti

Da nostre informazioni, l'avvio dell'inchiesta non sarebbe legato alla presentazione di recenti atti in Gran Consiglio e in Consiglio comunale a Mendrisio che denunciavano un quasi monopolio dell'impresa Coltamai nei funerali di ospiti di case anziani nel Mendrisiotto e Basso Ceresio.

Una serie di perquisizioni

Il dispositivo dell'inchiesta - fanno sapere Polizia cantonale e Ministero pubblico - "è nato a seguito di un'attività investigativa sviluppatasi nel corso delle ultime settimane ed è stato caratterizzato da una serie di perquisizioni, interrogatori e sequestri di materiale. Sono state in particolare interrogate due persone la cui posizione è attualmente al vaglio. L'inchiesta è coordinata dalla Procuratrice pubblica Pamela Pedretti e dalla Procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti. Si ricorda che per gli imputati vale il principio della presunzione di innocenza fino all'emanazione di una decisione definitiva".

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