
L'associazione di categoria viticola Federviti si è riunita in assemblea quest'oggi, con lo scopo di fare "il punto di salute del settore viticolo ticinese e della sua associazione", "che ad oggi rappresenta il 64% della superficie vignata cantonale".
Le sfide: associazione, demografia e ripresa di piccoli appezzamenti
Tra i primi temi avanzati figura quello della tassa di affiliazione all'associazione svizzera, calcolata sulla superficie vignata totale, ciò che si traduce "in una perdita importante per Federviti". In questo senso "dobbiamo essere più assertivi e mettere dei paletti” ha affermato il presidente Davide Cadenazzi. Ciò è reso ancora più difficile da un quadro complicato, che comprende le "sfide dei cambiamenti demografici e della difficoltà di ripresa di piccoli appezzamenti". In questo senso, è "fondamentale il coinvolgimento dell'Interprofessione della Vite e del Vino Ticinese IVVT".
Le attività del 2024: "patentino", Bondola nello Slowfood, valorizzazione delle uve di collina
Tra le attività che hanno impegnato il Comitato si specifica in primis "il lavoro inerente all'autorizzazione speciale per l'utilizzo di prodotti fitosanitari, che ha visto numerosi incontri con la Federazione Svizzera dei Viticoltori (ora VignobleSuisse), l’Ufficio federale dell’ambiente e rappresentanti politici nazionali". L'entrata della Bondola, l'unico vitigno autoctono ticinese, nel presidio Slowfood ha portato ad una "maggiore e benvenuta richiesta da parte dei consumatori". Tuttavia, "la disponibilità di barbatelle fatica a stare al passo". Per ovviare a questa problematica, "prossimamente diversi cloni verranno piantati nel vigneto cantonale ai castelli di Bellinzona". Inoltre, Federviti afferma che continuerà a "battersi per la valorizzazione delle uve di collina, confrontate con maggiori costi e difficoltà di gestione". Inoltre, "il rinnovamento del marchio Viti rappresenta un'opportunità da cogliere".