Dopo mesi di siccità, la pioggia è tornata. Questa notte ha bagnato soprattutto il Mendrisiotto e nelle prossime ore toccherà tutti gli angoli del Cantone. MeteoSvizzera ha diramato un'allerta di grado 3 per tutto il Ticino, che sarà valevole da oggi fino a domani alle 15.00. La fase più intensa è prevista durante la notte, tra mezzanotte e le sei di mattina, ha spiegato il meteorologo Lorenzo Di Marco al Tg di Ticinonews. Le prime precipitazioni hanno già raggiunto il Locarnese, come si vede nel video realizzato a Brissago.
Come risponderà il terreno asciutto?
Ma quali conseguenze potrebbero esserci dopo un periodo così lungo di siccità? La pioggia potrà alleviare lo stato di sofferenza dei nostri boschi? Stando agli specialisti dell'Istituto federale di ricerca WSL, difficilmente i terreni aridi assorbiranno l'acqua. "L'acqua non riesce a filtrare perché il suolo ha "dimenticato" come assorbire l'acqua”, spiega Massimiliano Zappa, ricercatore dell'Istituto federale di ricerca WSL. “Nel suolo c'è tanta aria che vuole fuoriuscire, mentre l'acqua vuole entrare. Se tanta acqua entra in una sola volta, l’aria non riesce a uscire e l'acqua scorre in superficie. In questo modo i suoli non riescono a drenarla in maniera ottimale per poter alleviare la siccità nelle falde e nel resto del sistema idrologico". Se la pioggia è tanto intensa, aggiunge Zappa, c’è anche il rischio di smottamenti. Ma in questo caso deve succedere sull’arco di diversi giorni prima che il suolo ceda. Per risolvere l'aridità dei terreni e restituire al suolo la sua funzione di drenare l'acqua, l'ideale sarebbe avere almeno 250 mm in due-tre settimane. "Ma non tutto in una volta", aggiunge l'esperto.
Soffrono gli alberi
Anche i boschi, soprattutto quelli a sud del ponte diga di Melide, avrebbero gradito mesi più umidi. Alcune specie sono abituate per natura a reagire di fronte alle ondate di calore, spiega Marco Conedera, ricercatore dell'Istituto federale di ricerca WSL. Per alberi come il castagno, invece, il conto dei danni del 2022 potrebbe presentarsi l’anno prossimo. “Le betulle e le roverelle sono abituate a gestire lo stress idrico. Sono specie abituate a chiudere l’attività fotosintetica molto presto e a rinunciare al periodo di caldo per riprendere l’anno dopo. Altre specie, come la quercia e il castagno, non hanno questa attitudine. In questo contesto molto dipenderà dai danni”.