La Compagnia Finzi Pasca è pronta a tornare in scena il 27 maggio al teatro d’architettura di Mendrisio. Teleticino ha raggiunto Daniele Finzi Pasca, impegnato come un direttore d’orchestra durante le prove di “52”, titolo dell’opera e numero estratto da una tombola immaginaria. “Ci sono dei numeri che abbiamo pensato potessero guidare, come in un gioco di bussolotti, la narrazione. Abbiamo quindi un uomo che sta sortendo questi numeri e attraverso di essi racconta la sua vita”. Una vita intensa, raccontata con leggerezza in un’atmosfera intima. Questa volta infatti siamo ben lontani dai 16’000 spettatori della Fête des Vignerons, in quanto il numero massimo di presenze, per ovvie ragioni, sarà limitato a 33.
Ripartire dall’intimità
“Penso che questo handicap di tornare in scena in questo ‘comitato ristretto’ sia un’occasione anche per riprendere un senso d’intimità”, spiega Pablo Gershanik, attore dell’opera oltre che regista e pedagogista teatrale, “ripartire piano piano, dal piccolo verso il grande, mi sembra il percorso giusto”. Comunque, aggiunge Finzi Pasca, anche in questi mesi di stop la Compagnia non ha mai smesso di creare: “Abbiamo ‘cucinato’ tanto per servire dei banchetti dove poi saltava tutto, per cui abbiamo ‘congelato’ una quantità di cose, i nostri frigo son pieni di materia che ora bisogna scongelare e servire”.
La compagnia si restringe
Il Covid ha comunque avuto conseguenze visibili: “Da 50 o più persone siamo diventati una cellula piccolissima e ci stiamo occupando da mesi di cercare di mantenere il fuoco acceso”. In questi giorni infatti il nucleo della compagnia è riunito a Magadino, al teatro “La Darsena” dove tutto è cominciato. Ma gli aiuti da Berna sono abbastanza? “Credo che un po’ tutti si siano trovati nella situazione in cui affonda la nave e qualcuno inizia a lanciare dalla riva dei salvagenti, chiedendo però ‘ma ce l’avete davvero bisogno?’.
“Fate stare a galla la cultura”
Secondo Finzi Pasca il problema è che molti, di questi salvagenti, “ne avevano davvero bisogno ma con l’acqua alla gola magari non riuscivano neanche a rispondere. Credo sia importante lanciare questi salvagenti perché a volte è difficile chiedere aiuto quando si è in difficoltà, e questo credo sia vero soprattutto per i piccoli, le piccole strutture creative che hanno una voce ancora più flebile ed è ancora più difficile che riescano a chiedere un salvagenti. Allora spero che non si limitino a dire che ne hanno un sacco ma che inizino davvero a distribuirli, in modo tale che la cultura riesca a rimanere a galla”, conclude.
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