Teatro
Flavio Sala e la missione di tenere viva la commedia dialettale
© Compagnia teatrale Flavio Sala
© Compagnia teatrale Flavio Sala
Redazione
2 anni fa
La compagnia teatrale torna in scena con un nuovo spettacolo intitolato "Bonanocc ai sonadoo" e debutterà il 1° marzo al Teatro Sociale di Bellinzona. Sala: "Stiamo in piedi perché il pubblico viene a vederci".

La compagnia teatrale Flavio Sala torna in scena con un esilarante commedia dal titolo "Bonanocc ai sonadoo". In questi giorni la compagnia sta facendo le prove in attesa della prima programmata per mercoledì 1° marzo al Teatro Sociale di Bellinzona, per poi fare un tour in tutto il Ticino. Ne abbiamo parlato direttamente con l’attore e comico ticinese.

Flavio, dalla locandina si intuisce che si parla di musica. Cosa puoi dirci del nuovo spettacolo?

"Esattamente, si parla di musica. La storia ruota attorno a una sgangherata band di liscio, che diverte le piazze del Ticino tra sagre e feste di paese. In realtà i protagonisti avevano altre aspirazioni. Il mio personaggio, per esempio, è un patito del rock che avrebbe voluto fondare una rock band, diventando famoso. Invece si trova a suonare il liscio. La capa del gruppo è interpretata da Rosy Nervi, Marusca. Ha il vizio di bere ed ogni tanto sparisce durante le feste. Le succedono una serie di disastri, per cui ad un certo punto il gruppo arriva in un paese del Ticino dove devono fare una serata e ne succederanno di tutti i colori".

La firma di questa nuova compagnia è di Jonas Calderari. Tu sei il regista e attore insieme a tutto il cast. La missione è sempre quella di tenere viva la commedia dialettale in Ticino?

"Sì, è diventata ormai una missione. Non si cerca la notorietà o di diventare ricchi. La commedia dialettale è importante e l'ho sentito proprio sulla pelle in questi anni, soprattutto con la pandemia. Molte delle persone che sono tornate a teatro a vederci dopo la fine delle restrizioni le abbiamo sentite felici. Quando ci dicono che abbiamo regalato 2 ore di spensieratezza o quanto sia bello sentire parlare il dialetto non ha prezzo. Noi, tra l’altro, parliamo un dialetto un po' strano. Ognuno parla il suo, ma cerca di renderlo anche comprensibile, smussando certe parole. L’inflessione, tuttavia, è quella da cui arriva l’attore".

Avete insomma deciso di abbandonare il “dialetto della ferrovia”. Ma non c'è un po' il rischio che magari qualcuno del Mendrisiotto faccia fatica a comprendere quello, per esempio, di Faido?

"Se parlato in modo completo e stretto, come faceva Rosy Nervi nel personaggio dell'ultima commedia dialettale, il dialetto del nord può creare qualche confusione. Ma è anche un gioco divertente.  Quando le "sparava troppo grosse" e troppo incomprensibili lo facevamo capire, prendendola in giro. Lei poi si spiegava meglio e quindi non si creavano problemi. È come succede nella vita reale. Se non capisco qualcosa, chiedo".

La tua compagnia è nata nel 2014. L’anno prossimo saranno 10 anni, un traguardo importante….

Sì, ancora non ci credo. Mi sembra che questa avventura sia cominciata ieri. È nata con uno spettacolo di cabaret con Max dei Fichi d'India. L'anno successivo abbiamo deciso di partire con la prima commedia. Si chiamava "La solita süpa" e abbiamo inglobato nella compagnia vecchie glorie del Teatro dialettale, quelli che vedevamo noi da piccoli in tele, come Leonia Rezzonico, Mileti Udabotti, Orio Valsangiacomo e Andrea Zanchi. Il pubblico è impazzito e ci ha seguito subito. Noi stiamo in piedi perché la gente viene a vederci. Abbiamo questo bisogno del pubblico. Sento dire spesso “non veniamo a vederti perché tanto sarà tutto esaurito”, ma non è sempre così. C’è sempre posto, anche al Teatro Sociale dove è stata aggiunta una data in più. Anche per gli altri appuntamenti ci sono ancora posti”.