Ticino
Foto ex giudici in discoteca, l'Associazione giuristi "condanna gli attacchi"
©Gabriele Putzu
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Redazione
15 giorni fa
L’AGDT critica “l’assordante e incomprensibile silenzio" di chi per anni ha lottato sulle questioni di genere. "Per essere giudici contano solo l’imparzialità, la competenza e l’equità".

L’Associazione giuristi democratici Ticino (AGDT) condanna gravemente gli attacchi visti nelle ultime settimane in relazione alla fotografia che ritrae due giudici destituiti (Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, ndr) che si abbracciano in un locale pubblico. “Abbiamo assistito a tutto: telefoni cellulari incandescenti per quanto la fotografia circolasse sulle chat di WhatsApp, in maniera a dir poco ossessiva e voyeuristica”, si legge in un comunicato, in cui l’associazione deplora “l’assordante e incomprensibile silenzio di chi per anni ha lottato sulle questioni di genere". A contrare la gogna "si è letta e sentita sola la voce di una ex parlamentare dell’MPS e le vittime del pubblico ludibrio, costrette, di fronte all’imbarazzante silenzio generale, a difendersi da sole reagendo all’orrido outing nazional-popolare”.

"La nostra è una nazione liberale"

La Costituzione, si legge ancora nella nota, garantisce a chiunque sia crossdresser di essere anche magistrato, “perché per essere giudici contano solo l’imparzialità, la competenza e l’equità. Non c’è nemmeno un microbo di correttezza giuridica nel dire che un giudice non possa andare in discoteca, o non possa vestirsi come gli pare. I magistrati sono anzitutto cittadini di questa nazione”. La nostra, piaccia o non piaccia, “è una nazione liberale, anche se purtroppo sempre più voci vorrebbero che assomigliasse pericolosamente a una teocrazia”.

"Condanniamo questa deriva"

In Ticino, conclude l’associazione, “stiamo assistendo a un’involuzione feroce del discorso pubblico, per cui le libertà costituzionali valgono a geometria variabile". Come AGDT "condanniamo fermamente questa deriva e chiediamo a tutti di tornare a pensare secondo i dettami dello Stato di diritto, che è la nostra cultura”.