Lugano
Gobbi era a conoscenza dei piani di sgombero dell'ex Macello
©Gabriele Putzu
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Redazione
5 ore fa
Dalle carte desecretate sull'operazione di Polizia di fine maggio 2021 emergono nuovi dettagli sullo sgombero e la demolizione del Centro sociale. Tra queste il coinvolgimento del consigliere di Stato e il numero di agenti impiegati.

“Conferito con Gobbi, cmd Polca e sindaco Lugano. Tutti concordano con la decisione di bloccare l’accesso Vanoni e procedere con lo sgombero del Molino”. Emergono nuovi dettagli in merito a quanto successo nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2021 a Lugano, quando fu dapprima sgomberato e poi demolito l’ex Macello, fino ad allora casa dell’autogestione luganese. Le novità, come scrive il portale areaonline, sta nel fatto che dalle carte desecretate dell’inchiesta condotta dal procuratore generale Andrea Pagani è spuntato il nome di Norman Gobbi, consigliere di Stato a capo del Dipartimento delle Istituzioni (Di). Un’identità che la Polizia cantonale voleva tenere “segreta”, ma che il giudice dei provvedimenti coercitivi Ares Bernasconi ha voluto desecretare.

Il ruolo di Gobbi

Lo sgombero, stando alle carte desecretate, fu politicamente autorizzato dall’allora sindaco di Lugano, Marco Borradori e dal direttore del Di, Norman Gobbi, come riportato dal giornale di impiego della Polizia cantonale. Una novità, visto che fino ad oggi Lorenzo Hutter, sostituto comandante, aveva affermato di aver avuto contatti solo con lo stesso Borradori e la municipale Karin Valenzano Rossi. Dai documenti, inoltre, emerge che durante una riunione preparatoria il comandante dell’operazione e l’agente della Comunale avrebbero “parlato con il capo del Dipartimento delle istituzioni” per un eventuale sgombero del Molino. Non è ancora noto, però, se Gobbi fosse al corrente sulla decisione di demolire lo stabile.

300 poliziotti presenti

Un’altra novità, che emerge sempre dalle carte desecretate, sta nel numero di agenti impiegati il 29 maggio, che tra Polizia cantonale, comunale e quelli arrivati in Ticino dalla svizzera romanda, si aggirava attorno alle 300 unità.