Un primo scenario definito “Urbano” - che potrebbe riguardare Losone, Locarno, Orselina, Brione sopra Minusio e Minusio -, e un secondo scenario, definito invece “Piano”, che includerebbe Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra e Tenero-Contra. Sono queste le due opzioni per possibili aggregazioni comunali nel Locarnese, identificate dalla Sezione degli enti locali a seguito delle visite effettuate negli scorsi mesi presso i relativi Municipi dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, accompagnato dal Capo della Sezione degli enti locali Marzio Della Santa. Opzioni che ora verranno dapprima illustrate ai Comuni durante due serate informative che saranno organizzate entro la prima metà del mese di novembre e che daranno formalmente il via a una fase di pre-studio aggregativo. Decisione negativa che è già stata presa dagli esecutivi di Muralto e di Verzasca, i quali hanno espresso perplessità riguardo a eventuali scenari aggregativi che coinvolgano i rispettivi territori nel prossimo futuro e si sono quindi, almeno per ora, chiamati fuori.
Gobbi: “Il Locarnese rischia di scendere dal podio dei poli cantonali"
Questo dunque è lo stato dei lavori e la visione del Cantone, ma per approfondire ulteriormente la questione e per capire perché si è optato per due scenari abbiamo intervistato il direttore del DI Norman Gobbi. “Questi scenari derivano dalle discussioni con i singoli Municipi. Uno è più urbano e l’altro è incentrato maggiormente sul Piano ed entrambi rispondono alle caratteristiche dei due comparti. Uno misto campagna-collina e l’altro invece lago-città-collina", ci spiega Gobbi, il quale ha proseguito precisando che si tratta di "due scenari disgiunti: per la parte del Piano c’è la questione che Locarno ha la maggior parte del suo territorio proprio in quella zona. Quindi ci sarà anche questo elemento da discutere, che è comunque vincolato a quanto avverrà nel comparto urbano". Per il direttore del DI è anche essenziale far capire che se il Locarnese non affronta questo tipo di discussione – che non deve per forza essere legato all’aggregazione, ma che deve comunque sempre essere promossa dal basso –, "allora dobbiamo anche ragionare sul fatto che questa regione rischia di scendere dal podio dei poli cantonali". Il Mendrisiotto, in particolare Mendrisio, "sta infatti avendo una buona crescita, quindi credo che il Locarnese voglia affrontare questa sfida in maniera diversa rispetto a quando fatto in passato. Bellinzona è un buon esempio di aggregazioni: quando funzionano i comparti urbani è perché partono da una volontà dei Comuni".
Una resistenza maggiore
Quelle di Bellinzona e Mendrisio, come detto, sono due aggregazioni andate a buon fine. Nel Locarnese è innegabile che ci siano maggiori resistenze. Da cosa è dovuto? “Penso che ci sia un fattore legato alla storicità. Sentiamo spesso dire che alla popolazione le cose stanno bene così. In questi Comuni c’è infatti un’elevata qualità di vita, che siano sul lago, in collina o sul Piano. E questa elevata qualità di vita può portare a pensare che vada tutto bene, quando in realtà il Locarnese ha la necessità di una maggiore condivisione di progetti strategici che permettano di tenere il passo e mantenere un polo in cui la qualità di vita è elevata come lo è oggi, ma che possa anche guardare al futuro per un interesse non solo regionale, ma anche cantonale”. Il progetto coinvolge 9 Comuni, ma è privo di altri della regione come Muralto e Verzasca. Come mai? “Sono i Comuni che hanno detto un chiaro no alle aggregazioni. Il Cantone non vuole obbligare nessuno a partecipare. Sono stati esclusi per quello, anche perché Verzasca ne ha già vissuta una. Quindi è giusto dargli il tempo di consolidarsi". Ma qual è l’obiettivo a livello di tempistiche? “Devono darsi i loro tempi, c’è bisogno di un po’ di iniezione d fiducia, che intendiamo portare tramite i workshop. I tempi verranno da loro discussi, perché noi non vogliamo imporre niente, ma far crescere questo tipo di progetti”, ha concluso Gobbi.