Sul fatto che così non si possa più andare avanti sono tutti d’accordo. Lo sono i Comuni, in difficoltà finanziarie, che all’indirizzo di Palazzo amministrativo lamentano scarsa autonomia decisionale. Lo è il Cantone che, per voce del consigliere di Stato Norman Gobbi, riconosce la necessità di risedersi allo stesso tavolo per definire chi fa e paga cosa. Un processo dal nome Ticino2020, da tempo in fase di stallo. Ma con critiche e bordate che agli occhi di Gobbi arrivano un po’ in ritardo. “Sarebbe sciocco non ammettere che siamo in una fase di stallo per diversi motivi. Da un lato c’è stato un cambio di percorso voluto anche dal Consiglio di Stato nel momento in cui ha chiesto di introdurre il principio di neutralità finanziaria per ogni livello istituzionale. Il Cantone non avrebbe quindi dovuto aumentare la sua spesa e si sarebbero dovuti compensare i flussi. In quel momento però", fa notare il direttore del DI, "non c’è stata una reazione veemente come c'è oggi da parte dei comuni nel contrastare questa richiesta del Governo, che ha poi sostanzialmente creato una dinamica diversa da quelle che erano le aspettative iniziali".
“Dobbiamo ritrovare la capacità di dialogare”
Per Gobbi è dunque importante "ritrovare la capacità di dialogare e camminare assieme in questo percorso. Non possiamo permetterci di litigare, perché al centro delle nostre attività e servizi c'è il cittadino e le aziende del nostro territorio”.
“Un sistema che è diventato federalista predatorio”
Cittadini e aziende che a cascata subiscono tagli e misure ai vari livelli. È di martedì la notizia di alcuni provvedimenti adottati dalla città di Bellinzona per far quadrare i conti anche in risposta ai mancati contributi cantonali. “È vero che l'evoluzione della spesa in alcuni ambiti in cui i comuni partecipano al finanziamento, come il settore degli anziani, sta aumentando fortemente", ammette Gobbi. "Ma sta aumentando fortemente anche per il Cantone. Il problema non è tanto il flusso o l'autonomia, ma il sistema che da federalista sussidiario è diventato un federalismo predatorio. Cerco di prendere le risorse laddove ci sono per "finanziare" i miei compiti . E questo va contro lo spirito del federalismo elvetico, in cui ogni livello si assume le proprie responsabilità per le proprie competenze".
“L’intento nel 2025 come presidente di Governo è riallacciare il dialogo”
Quindi qual è la soluzione? “Da un lato riprendere lo spirito iniziale del progetto, ma dobbiamo ancora discuterne assieme. Questo perché le finanze comunali, cantonali e federali non sono rosee. La Confederazione cerca infatti di ribaltare i suoi oneri sui Cantoni. Fra i principali auspici nel mio anno di presidenza al Governo nel 2025 ci sarà la volontà di riallacciare il dialogo e il rapporto fiduciario - che oggi sembra scricchiolare, se non mancare - fra Cantone e Comuni nell’ottica di capire che siamo sì due livelli istituzionali, ma al centro c’è sempre il popolo ticinese”.