"L'attuale impostazione organizzativa e di governance delle PolCom funziona sostanzialmente bene, inoltre il Cantone non ha presentato elementi concreti, seri e diffusi, che possano giustificare un cambiamento così radicale nella struttura delle polizie comunali". È questa la posizione dei Comuni del Luganese in merito alla riforma della Polizia Ticinese, come viene spiegato in una nota stampa firmata da Karin Valenzano Rossi, presidente della Conferenza regionale consultiva sulla sicurezza della Regione III del Luganese. La decisione, si legge, "è stata presa ieri sera a Cadempino durante una serata di discussione riguardante il 'Progetto Polizia Ticinese', recentemente presentato ai Comuni dal Dipartimento delle istituzioni". L'incontro è stato organizzato dalla Conferenza regionale consultiva sulla sicurezza della Regione III del Luganese, ha visto la partecipazione di oltre 40 rappresentanti della quasi totalità dei 44 Comuni della Regione III, tra Sindaci e Capidicastero sicurezza.
I timori
La Conferenza regionale consultiva sulla sicurezza della Regione III del Luganese, viene spiegato, "aveva già avuto modo lo scorso 8 ottobre di discutere del progetto presentato direttamente dal Cantone ai Comuni ticinesi. In quell’occasione era emersa la contrarietà e la preoccupazione riguardo alla radicale modifica dell’organizzazione e della governance proposte". Per questo è stato organizzato l'incontro di ieri dove le discussioni "si sono focalizzate in particolare sull’importante ruolo svolto dai Comuni nell’ambito della sicurezza - riconosciuto positivamente -, sulla mancanza fondamentale di un’analisi dettagliata dei costi e dei benefici e sulla mancata presentazione di una migliore concreta suddivisione dei compiti e di una migliorata possibilità di sinergie". La riforma della Polizia Ticinese per i Comuni del Luganese "rischia di portare a una maggiore burocratizzazione e a un ulteriore grave diminuzione delle autonomie operative dei Comuni, per un indesiderato approccio centralizzato e dirigista da parte del Cantone, che comporterebbe un peggioramento dell’efficacia della gestione locale della sicurezza con comunque elevati costi a carico dei Comuni". Questo perché la riforma, "così come presentata, prevede infatti un cambiamento radicale dell’organizzazione e delle geometrie delle polizie comunali, con un ritorno al passato incomprensibile, che vanificherebbe gli sforzi e gli investimenti fatti in questi anni dai Comuni". Insomma, "il timore diffuso è che si assista, anche in questo contesto cruciale, ad un graduale accentramento sul Cantone con però il mantenimento dei costi ai Comuni, senza che questi abbiano più margine decisionale o autonomia".
"Pronti a collaborare attivamente"
In ogni caso, conclude la nota, i comuni presenti all'incontro di ieri "hanno confermato la loro disponibilità e apertura per collaborare attivamente per migliorare l'attuale sistema, senza tuttavia stravolgimenti organizzativi o strutturali, mantenendo così un approccio che salvaguardi l’autonomia locale e che garantisca un servizio di polizia efficace, costantemente rivolto ai bisogni dei cittadini, invece che alla sola contabilità delle prestazioni di polizia comunali e al relativo pagamento".