Dopo mesi di discussioni e malumori, oggi è il giorno dello sciopero dei dipendenti pubblici. La giornata di mobilitazione è già iniziata in mattinata, con diverse assemblee da parte di enti e associazioni che sono toccati dai tagli e momenti informativi per la popolazione. Il clou della manifestazione è però in serata, alle 17.00, quando sindacati e statali sfilano per le vie di Bellinzona, per confluire di fronte a Palazzo delle Orsoline per esporre le loro rivendicazioni. “È una giornata molto importante”, sottolinea Giulia Petralli del sindacato VPOD, a Ticinonews. “Speriamo che la politica ci ascolti, così come il Governo, almeno per quanto riguarda la concessione di un rincaro parziale, se non totale”.
L’assemblea per gli impiegati dello Stato e della Polizia e dei docenti
Già questa mattina alle 10.00, si è tenuta l’Assemblea per gli impiegati dello Stato e della Polizia in Piazza Governo. Alle 12.00 è seguita quella per i Docenti. Poche in realtà le persone presenti sul posto, ma il sindacato VPOD se lo aspettava. “La gente si è connessa soprattutto tramite i canali social e i videocollegamenti”, spiega Petralli. “In questa modalità erano più di 200 le persone connesse. Ma ci aspettiamo una maggiore affluenza per le prossime assemblee e soprattutto in piazza”, ha dichiarato in mattinata.
Striscioni e azioni simboliche
Durante la giornata, la protesta si è espressa in più modi, in scuole cantonali, comunali, in centri educativi e in case di cura, con striscioni e azioni simboliche. Non sempre però si è trattato di astensioni dal lavoro vere e proprie. E lo si è visto nella piazza vuota di fronte a Palazzo delle Orsoline che si è popolata solo nel pomeriggio. “C’è sicuramente pressione, di conseguenza i dipendenti hanno paura di farsi vedere fisicamente”, spiega ancora Giulia Petralli. “Per questo abbiamo deciso di concedere la possibilità di connettersi online per permettere ai dipendenti di restare anonimi. Ognuno fa come meglio si sente e crede”.
Chi partecipa alla mobilitazione
I dipendenti che hanno deciso di assentarsi anche solo per poche ore hanno dovuto annunciarlo al loro datore di lavoro, ovvero i Comuni o il Cantone. Dati precisi ancora non ci sono, ma per le scuole cantonali, il DECS ci comunica un’adesione di metà delle sedi di scuola media e di un quarto dei docenti di licei e centri professionali. Meno nota invece la situazione dell’amministrazione cantonale. Qui il DFE ci ha fatto sapere di non avere ancora cifre consolidate su quanti impiegati abbiano annunciato l’assenza del lavoro. Ma stando a nostre informazioni, nell’amministrazione l’adesione allo sciopero vero e proprio è stata contenuta.
Il settore Sociosanitario e socioeducativo
Nel primo pomeriggio, al teatro OSC, il settore sociosanitario ha organizzato un momento informativo. “Abbiamo dato a tutti la possibilità di esprimersi sul senso della giornata odierna e sulle prospettive future”, spiega Michel Petrocchi, educatore e membro della commissione del personale OSC, precisando che con la direzione è stato concordato un servizio minimo da garantire all’utenza. Il settore è in particolare molto preoccupato per il taglio del 20% del personale partente. “Questo andrà a intaccare per forza il servizio a una popolazione vulnerabile e fragile”, prosegue Petrocchi. “L’OSC è un’antenna anche sociale sul territorio e qui arrivano le persone più vulnerabili, che non vanno nel settore privato. Gestiamo quindi i casi più complessi. Ridurre il personale in questo settore è qualcosa di incomprensibile e sarà dannoso sia per i dipendenti, ma soprattutto per l’utenza. Da tanto tempo vedo delle facce stanche e pensare di essere ancora più sovraccaricati vuol dire avere persone che prima o poi cambieranno posto di lavoro. Già adesso ci sono psicologi che stanno andando nel privato e infermieri che vanno agli aiuti domiciliari dove il lavoro, per quanto impegnativo, è più leggero rispetto all’OSC”. Addirittura, da quando sono stati annunciati i tagli, il settore ha già dovuto affrontare delle partenze: “Abbiamo perso un 30% di educatori, che è stato dato per evitare la diminuzione di colleghi psicologi. Sono effetti concreti sulla capacità multidisciplinare di un servizio”. Anche un’infermiera, presente sul posto, spiega le difficoltà di un settore sempre più sotto pressione: “Lo Stato non ci viene incontro e non sostiene il nostro lavoro, che si estende in tutto il Ticino”, sottolinea Isabella. “È un lavoro molto impegnativo, ci occupiamo dei pazienti più gravi del Ticino. Vogliamo rivendicare il fatto che ci sentiamo poco considerati. Ci sono stati fatti dei tagli sui nostri stipendi e anche sulla percentuale lavorativa. Cerchiamo di andare dappertutto, ma con pochissimi infermieri”.
Il corteo
Verso le 16 i dipendenti statali hanno cominciato a radunarsi di fronte alla stazione di Bellinzona. Alcuni hanno indossato delle tute bianche, con una gamba rimasta scoperta fino al ginocchio in rappresentanza di quel 20% che lo Stato vuole tagliare. “Non si tratta di spese anonime”, hanno dichiarato di fronte ai presenti. "Il deficit del Cantone non è così drammatico", ha dichiarato Enrico Quaresmini, portavoce ErreDiPi, prima dell'inizio del corteo. "Noi siamo qui per difendere il servizio pubblico. Scioperare è un modo come un altro per dire che non si è d'accordo e non è una cosa di poco conto". Verso le 17.00 è iniziato poi il corteo vero e proprio. Per ora non ci sono cifre ufficiali, ma stando ai promotori si parla di migliaia di manifestanti.
Dopo una breve sosta in Piazza Collegiata, dove ci sono stati gli interventi dei docenti, il corteo è proseguito in direzione del Governo. "Siamo soddisfatti della partecipazione e del clima che si è creato", sottolinea Enrico Quaresmini, portavoce di ErreDiPi, interpellato da Ticinonews. "Un clima di discussione dove pian piano la gente sta capendo le nostre ragioni. La piazza è colma".
Voce ai manifestanti
Abbiamo raccolto alcune voci di chi ha deciso di scendere in piazza a protestare per capire le loro motivazioni. Oltre alla questione del salario e alla qualità del servizio pubblico, una donna che lavora nel sociale in campo educativo parla della dimensione umana: "Io ho notato proprio il degrado. Si parla solo di soldi e di tagli, ma non si pensa agli utenti. C'è una tendenza ad andare verso il non-umano".
Le rivendicazioni
La protesta, ricordiamo, è organizzata dai sindacati Vpod, Ocst e Sit. A spingere i dipendenti pubblici in piazza, in particolare, il mancato riconoscimento del carovita, la non sostituzione nella misura del 20% del personale partente e i tagli nel socio-sanitario. Per quanto riguarda il carovita, ricordiamo, il Governo ha proposto una tantum di 400 franchi e due giorni di vacanza. Una proposta che per i manifestanti non è sufficiente: "Non è strutturale", ribadisce Quaresmini. "Tutti i Cantoni hanno riconosciuto il carovita: si tratta di mantenere i salari al pari del costo della vita. E questo lo si deve fare per tutta la carriera. Proporre 400 franchi ora, significa barattare un diritto con 400 franchi. Stiamo chiedendo la normalità, niente di strano".