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Dalle pagine del Mattino della Domenica si è sollevato un “achtung” nei confronti del consigliere di Stato leghista Claudio Zali per aver rilanciato l’idea di un pedaggio per entrare in auto a Lugano, assieme ad altre misure come cancellare ulteriori posteggi in città. Misure fortemente criticate dal direttore del Mattino Lorenzo Quadri, che ha invitato Zali a fare un passo indietro. “Invece di impallinare (metaforicamente) gli automobilisti ticinesi, pensare ad impallinare (in senso letterale) il lupo”, ha scritto il domenicale. “A Norman i radar, io i lupi”, ha risposto ironicamente Claudio Zali nella puntata di Detto tra noi, andata in onda ieri sera su Teleticino, riferendosi ai temi su cui vuole concentrarsi il nuovo coordinatore della Lega Daniela Piccaluga. Per quanto attiene al predatore, Zali ha ricordato che il Dipartimento del territorio è confrontato con un quadro legislativo in evoluzione. “Ci siamo sempre mossi all'interno del diritto federale nel tutelare una specie protetta. Nel corso delle regolazioni proattive, siamo stati autorizzati ad abbattere quattro lupi, ne abbiamo presi tre. Abbiamo fatto un'altra richiesta per un nuovo branco identificato sopra Brissago, una richiesta che è stata respinta. Quello che potevamo fare, lo abbiamo quindi fatto”.
Il ruolo della Lega e l’alleanza con l’UDC
Per quanto attiene la politica, Zali ha sottolineato che la Lega dei ticinesi “ha ancora una ragione di essere”, anche se “stiamo subendo un sorpasso a destra”. In merito alla relazione con i cugini dell’UDC, la politica è fatta di alti e bassi, ha precisato. “Ci sono persone che vanno e vengono, abbiamo perso molte figure di riferimento e trovare persone valide che accettano di scendere in campo in questo momento non è facile. L’UDC rappresenta forse la novità, è la ricerca di un cambiamento per la delusione di quello che hanno fatto quelli che erano al potere precedentemente”. In merito a una possibile all’alleanza con i democentristi, Zali non fa mistero: “Sarà una decisione che verrà presa dal movimento, ma sono sempre stato allergico a questa alleanza. Non credo nelle alleanze di convenienza. Vedo fondamentali differenze e non mi ci riconosco”.
Prossimo passo al Consiglio degli Stati?
Per quanto riguarda una sua possibile candidatura al Consiglio degli Stati, Zali non si è sbilanciato. “È una domanda indelicata, siamo appena a metà legislatura…”, ha risposto, aggiungendo tuttavia che “nulla è escluso nella vita. Uno può anche ritirarsi. Oppure magari mi trovo bene in quello che faccio e faccio un altro giro, chi lo sa”. Riferendosi al suo lavoro in Consiglio di Stato, Zali ha precisato che si lavora per servizio, ma “ci devono essere delle condizioni che ti permettono di lavorare bene”. Riguardo ai quattro colleghi in Governo, “ci sentiamo un po’ soli”, ha ammesso. “Sembra quasi che al Consiglio di Stato vengano attribuiti poteri taumaturgici, che tutto può e sa fare. Ma non è così. C’è bisogno di collaborazione con i partiti e con il Gran Consiglio perché stiamo andando incontro a tempi difficili dal profilo finanziario”.
Riduzione dei premi di cassa malati e dei dipendenti pubblici
Il direttore del dipartimento del territorio ha detto anche la sua sull'iniziativa leghista sulla deducibilità dei premi di cassa malati e quella del PS che chiede che i premi non superino il 10% del reddito disponibile. “Del progetto socialista non parlo perché è pura ideologia. Quella della Lega è interessante, ma ha delle conseguenze per lo Stato. Non parlo da leghista, ma da consigliere di Stato preoccupato per l'evoluzione delle finanze cantonali”, ha affermato. “Già con la gestione corrente siamo in difficoltà, se ci vengono a mancare altri 100 milioni di gettito...Se la prospettiva è questa, ci troveremo tra 5-6 anni con un altro miliardo di debito pubblico in più. Inoltre, questa iniziativa non riduce comunque i costi della sanità”. Un’idea potrebbe quindi essere quella di ridurre i dipendenti dello Stato per risparmiare, come proposto da un comitato interpartitico, di cui fanno parte anche Lega e UDC? “Personalmente non la condivido”, rispondere Zali. “I dipendenti dello Stato non sono lì a rubare lo stipendio, ma fanno del lavoro nell'interesse del cittadino. La macchina pubblica può non essere così performante come la Toyota o qualche altra azienda privata. Non ci sono però solo gli stipendi che non pagheremmo più. Anche il compito che queste persone svolgevano non si farebbe più. È una svolta verso il meno stato? Deciderà il cittadino. È un'iniziativa accattivante, che comporta profondi cambiamenti, di cui però bisogna essere consapevoli. Sarebbe sbagliato far passare il messaggio che con 500 persone in meno, lo Stato continuerà a fare tutto quello che fa adesso, come lo fa adesso”.