Ticino
I grandi salari dei grandi direttori
Redazione
11 anni fa
Il giornale Il Caffé porta l'attenzione sugli stipendi dei direttori statali

In un periodo in cui la questione legata al salario è al centro dell’attenzione, ecco spuntare le cifre portate a casa dai grandi direttori. Il domenicale Il Caffè si è concentrato sul quanto e perché di queste somme.

Si parla di gruppi privati e di gruppi pubblici, passando dai 778 mila franchi del direttore di BancaStato, ai 450 mila del direttore della Ses, Società elettrica Sopracenerina. Sono numeri che fanno discutere, soprattutto se superano le retribuzioni guadagnate dai Consiglieri di Stato, tuttora pari a circa 240 mila franchi lordi annui, ai quali si aggiunge un forfait di 15 mila per il rimborso spese.

A questo punto fa discutere il salario percepito da Daniele Lotti, direttore della Ses, nonché funzionario pubblico più pagato. Il deputato leghista Massimiliano Robbiani ha reagito ponendo una domanda al governo, chiedendo se la situazione non fosse imbarazzante. È il caso però di soffermarsi un attimo sul termine “funzionario pubblico” in quanto, anche se la Ses è stata incorporata dalla Aet, Azienda elettrica ticinese, di proprietà del Cantone, Lotti era infatti a capo di una società privata. La situazione resta comunque strana, soprattutto se si paragonano gli stipendi dei due direttori. Infatti, il direttore dell’Aet percepisce un salario inferiore a quello del suo subordinato. Si parla quindi di 450 mila franchi contro i 250 mila del direttore dell’azienda cantonale.

Questo è un caso a parte, perché pare che in Ticino, nel settore del pubblico impiego, non ci sia nessun funzionario che si porti a casa uno stipendio superiore a quello percepito dai ministri. In questo caso, solo BancaStato rende note le paghe degli alti funzionari. Sul suo sito internet si legge che i quattro componenti della direzione guadagnano insieme 2'521'201 franchi. 778 mila sono destinati al direttore generale Bernardino Bulla. Si tratta però dell’unica azienda di Stato che rende noti i salari dei suoi dipendenti, ad eccezione della Confederazione che, con il rapporto “Retribuzione dei quadri superiori di imprese e istituti” permette l'accessibilità a tutti i dettagli sulle paghe dei propri menager.

In Ticino negli anni ’80 si era discusso sul fissare un limite ai salari dei dipendenti pubblici. In quel caso si stabilì che gli stipendi dei dipendenti non avrebbero dovuto superare quelli dei ministri, che in più non devono pagare gli oneri pensionistici.Per quanto riguarda gli stipendi pubblici, troviamo oggi in cima alle classifiche la magistratura, con 213 mila franchi per il procuratore generale e 215 mila per i giudici del tribunale d’appello.

Nella vicina Italia si è parlato recentemente degli stipendi percepiti dai dipendenti di Stato. In questo caso si tratta di cifre veramente alte, alle quali l’attuale primo ministro Renzi, propone di mettere un tetto pari a 240 mila euro (circa 293 mila franchi),  somma guadagnata dal presidente della Repubblica.Si è quindi pensato di portare il principio anche in Ticino. L’ex consigliere di Stato Claudio Generali, non è però d’accordo. Ritiene la mossa discutibile e anche un po’ populista. Secondo l’ex consigliere si tratta invece di adeguare le logiche del mercato. "Vogliamo avere dei dirigenti mediocri, allora paghiamoli poco, ma se li vogliamo all'altezza della competizione internazionale, allora paghiamoli in linea con le retribuzioni del settore", Generali continua dicendo che: "Laddove si tratta di un impiego pubblico in senso stretto, si può condividere l'idea di non retribuirlo più di un ministro. Ma se si tratta di una funzione economica, come per Banca Stato, i cui dirigenti non sono affatto strapagati, allora si accetti la logica di mercato". L’ex consigliere conclude dicendo: "Ma non è un limite accettabile per chi deve lottare sul mercato e competere con i suoi pari. Se lo si paga un terzo di quel che lo paga il mercato, non si può poi pretendere di avere le migliori teste".Questa proposta non convince Graziano Pestoni, ex sindacalista segretario dell'Associazione difesa del servizio pubblico: "No, perché ci sono funzionari dello Stato, penso in particolare a quelli che lavorano nel fisco, che rinunciano ad offerte nel privato, dove riceverebbero paghe più alte, per una scelta di principi etici, per lavorare nel pubblico".Non si tratta soltanto di una questione di paghe annuali. Secondo Pestoni l’attenzione andrebbe portata su caso per caso."Per le aziende del parastato sarebbe meglio consentire al parlamento un controllo maggiore. Il Gran Consiglio dovrebbe discutere azienda per azienda garantendo così maggior trasparenza. Si tratta di un rafforzamento del ruolo dell'azionista, che giustamente dovrebbe mettere come tetto la retribuzione dei ministri. Retribuzione su cui si può ancora discutere".

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