Vacanze
I rischi dell'iperturismo: come siamo messi in Ticino?
©CHIARA ZOCCHETTI
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Redazione
2 anni fa
Un'ondata di turisti che si concentra in un unico luogo nello stesso periodo può provocare disagi alla popolazione locale. Ticinonews ha discusso del tema con l'esperto di turismo Elia Frapolli.

In questo periodo Como è stata letteralmente presa d’assalto dai turisti: lunghe code, ristoranti da tutto esaurito, taxi insufficienti, traghetti introvabili. Se da un alto i commercianti gioiscono, dall’altro gli abitanti ne risentono. Sono questi gli effetti del cosiddetto “iperturismo”. E in Ticino la situazione com'è? Anche noi potremmo trovarci confrontati con un fenomeno simile in futuro? “Il Ticino in questa stagione sta vivendo un andamento turistico abbastanza standard, in linea con gli anni pre-Covid”, commenta a Ticinonews Elia Frapolli, esperto di turismo. Di tanto in tanto “anche il nostro cantone ha i suoi momenti di turismo che eccede. Penso ad esempio alla Valle Verzasca durante alcuni mesi estivi: lì abbiamo avuto qualche fenomeno di ‘over tourism’”.

Un turismo da gestire

Il turismo deve essere regolato, in modo che la situazione risulti essere gestibile. Il rischio, infatti, è che una persona che viene a visitare una regione e si trova costretta a fare code o ad avere a che fare con qualche contrattempo, in futuro scelga di non tornare. “Il turismo tende ad auto regolarsi, per cui a volte si fa anche fatica a reagire sul momento a dei fenomeni eccessivi, perché tutti sono contenti e si fanno affari”, prosegue Frapolli. “Occorre però stare attenti, perché sul medio-lungo termine questi aspetti si ritorcono contro la destinazione stessa. Distruggere l'immagine turistica è probabilmente molto più veloce che costruirla”.

L’importanza del turismo sostenibile e gli obiettivi ticinesi

Oggi a livello internazionale si parla di turismo sostenibile e per sostenibile si intende che sia funzionante oggi, ma che possa altresì continuare in futuro, anche perché “quando andiamo in vacanza ci piace stare in un posto che è vivo, vero, non dove abbiamo solo turisti attorno a noi”, precisa Frapolli. “Io credo che in Ticino questo elemento di ‘over tourism’ in realtà non l'abbiamo perché è un cantone con una popolazione importante e quindi i numeri dei visitatori sono proporzionati con la popolazione”. Alle nostre latitudini i flussi “sono abbastanza buoni, anche se gli operatori sono concordi nel dire che potremmo fare qualcosa in più. Probabilmente il risultato ottimale l'abbiamo vissuto, nonostante sembri paradossale, durante il periodo Covid, quando il Ticino ha raggiunto dei livelli turistici davvero interessanti e gli operatori si sentivano a proprio agio”. Adesso la contrazione “c'è stata e siamo tornati ad un periodo pre-Covid. L'obiettivo dovrebbe essere di portarci un po’ più su”.

Un pedaggio al Gottardo per “gestire” il flusso di turisti?

Uno dei temi che sta tenendo banco in questi giorni è quello di un ipotetico pedaggio al San Gottardo. Una questione certamente molto delicata per il turismo. “Personalmente non sono così contrario. Una soluzione deve essere trovata, altrimenti ciò che abbiamo è questo fenomeno in cui tutti si concentrano nello stesso momento e nello stesso punto”. In fondo “è una dinamica che nel mondo turistico esiste: le compagnie aeree tendono a far volare le persone nei periodi con meno affluenza e lo stesso prezzo di un albergo è più basso durante un giorno infrasettimanale rispetto a uno settimanale”. Giocando su queste dinamiche di prezzo legate a un pedaggio “si tende a diluire i flussi e a non concentrarli tutti nello stesso momento. È chiaro però che bisogna coordinare, nel senso che dobbiamo dare la possibilità a quei visitatori che restano all'interno della Svizzera di avere dei canali privilegiati, un po' come accade oggi con il traffico delle merci. Questa potrebbe essere una soluzione”, conclude Frapolli.

Il servizio sull'affluenza turistica a Como andato in onda ieri sera:

 

 

 

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