Votazioni
I ticinesi hanno parlato chiaro: la riforma fiscale va fatta, ma non si vuole una "Città Ticino" per la giustizia
©Chiara Zocchetti
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Redazione
4 mesi fa
Il Ticino ha votato a favore della riforma fiscale e delle misure pensionistiche per i dipendenti statali, ma ha bocciato la Cittadella della giustizia. A livello federale, approvata la legge sull'energia e respinte le iniziative per i costi della sanità.

Con l’evidente bocciatura della Cittadella della giustizia e con l’approvazione della riforma fiscale, le votazioni di ieri hanno mostrato un Ticino che propende alla destra e al centrodestra, con una partecipazione al voto di circa il 49%. Nonostante siano state approvate le misure di compensazione in materia pensionistica per i dipendenti statali, i rossoverdi non hanno raggiunto tutti gli obiettivi sperati, anzi. Stessa cosa a livello federale con la bocciatura delle due iniziative sulla sanità - una del Centro e una del PS - che miravano a una riduzione dei costi sanitari e a un tetto massimo per i premi in base al reddito disponibile. Insomma, una giornata di votazioni che ha sicuramente trovato la soddisfazione dell'UDC. Ma cerchiamo di riassumere la giornata di ieri partendo dal tema più discusso a livello cantonale, nonché quello che ha ottenuto il risultato più evidente: la riforma fiscale.

Riforma fiscale

Il tema della fiscalità - che ha visto quasi il 57% dei voti a favore -  è stato decisamente uno dei più discussi degli ultimi mesi, con i socialisti che hanno insistito fino all’ultimo nel sottolineare come la riforma sia pensata per fare regali ai ricchi in quanto prevede, tra le varie misure, una riduzione dell’aliquota per le persone con reddito superiore ai 300 mila franchi. Una misura sostenuta dalla destra e adottata dal Parlamento, nonché difesa dalla concorrenzialità fiscale. Ma il popolo ticinese si è espresso a favore, e – come sottolineato dal vicedirettore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti – non considera le persone benestanti come un pollo da spennare. Righinetti ha evidenziato come questo sì “produrrà una cascata di benefici moltiplicati per le casse statali. Una Sinistra che una volta ancora è caduta nel tranello di quella che è una sacrosanta bugia: gli sgravi non svuotano le casse pubbliche. Prima di ridistribuire occorre generare”. Il pacchetto della riforma fiscale interviene inoltre in diversi ambiti, “tutti meritevoli di attenzione e che considera tutti i cittadini in diverse fasi della loro vita”. E anche il direttore de laRegione Daniel Ritzer ha voluto sottolineare come da questo esito "emerge rinvigorito il principio che vede nello sgravio fiscale dei più abbienti un probabile beneficio per l’intera collettività, nonostante le numerose esperienze (locali e internazionali) che dimostrano quanto una tale teoria – del presunto sgocciolamento della ricchezza – sia priva di ogni fondamento empirico".

IPCT

Vittoria, anche se in maniera decisamente più risicata, anche per le misure di compensazione per le rendite pensionistiche dei dipendenti statali, con un 50,6% di favorevoli a fronte del 49,4% dei contrari. Un tema  su cui si è deciso di votare dopo che il Consiglio di amministrazione dell’IPCT aveva deciso per una diminuzione del tasso di conversione dal 6,17% al 5,25%. Una misura che aveva quindi portato il Gran Consiglio ad accogliere una serie di misure di compensazione per smorzare l’impatto della riduzione. Tuttavia, queste misure non hanno convinto le file di destra del Parlamento, che hanno deciso a far scattare un referendum obbligatorio. Una piccola soddisfazione per la sinistra, dunque, che per mesi si è battuta in piazza affinché ci si attivasse per delle misure a favore delle pensioni pubbliche. Per riassumere, le misure approvate ieri prevedono in particolare un aumento dei contributi di risparmio pari al 3% dal 2025 al fine di accrescere gli accrediti di vecchiaia e dunque i capitali disponibili al momento del pensionamento. Pertanto, il prelievo sul salario degli affiliati attivi IPCT così come il contributo versato dal datore di lavoro (lo Stato) saranno aumentati al fine di mantenere l'attuale livello delle pensioni. L’aumento del 3% permetterà quindi di mantenere praticamente invariato l’obiettivo di rendita, ad oggi pari a circa il 47,5% dell’ultimo stipendio assicurato. Misure che costeranno al Cantone 14,6 milioni di franchi all'anno, 3,2 milioni ai Comuni e 4 milioni agli altri Enti affiliati.

Cittadella della giustizia

Infine, a livello ticinese il popolo ha detto un chiaro “no” ai quasi  80 milioni di franchi (76 per essere precisi) per l’acquisto dello stabile EFG a Lugano che il Cantone avrebbe voluto trasformare in una “Cittadella della Giustizia” ticinese. I favorevoli ritenevano l’investimento necessario per dare degli spazi adeguati e dignitosi ai funzionari della giustizia e alla popolazione che deve farvi capo. Tuttavia, i contrari hanno sempre sottolineato e affermato a gran voce che il costo era decisamente troppo oneroso. Così, il popolo ticinese si è espresso dopo che i parlamentari hanno indetto un referendum finanziario, bocciando il credito con il 59,47% dei voti. Insomma, un “no” forte e chiaro per il palazzo alle porte di Lugano che – sempre per Righinetti – “ha dimostrato  che la Città Ticino esiste solo nelle buone intenzioni, non nei fatti democratici per i quali queste votazioni generano un clima da derby, accentuato dalla componente economica, importante. I milioni in ballo erano parecchi, come lo sono sempre per progetti lungimiranti: l’impressione è che se da una parte tutti hanno messo l’accento sull’investimento, a fare la sua parte è stato l’impatto di quel sontuoso palazzo che, dopo questo fallimento potrebbe essere destinato a restare così, subendo l’erosione del tempo che scorre inesorabile”. Ora, il futuro della giustizia ticinese è incerto e bisognerà aspettare ancora per una sede degna di nota. Un esito su cui si è espresso anche il Governo. "La mancata approvazione di questo progetto imporrà ora la ricerca di soluzioni alternative, ciò che richiederà del tempo. Verranno quindi avviate analisi per chiarire il miglior modo di procedere, considerando dell’esigenza di ristrutturare l’attuale vetusto Palazzo di giustizia a Lugano, le cui dimensioni non sono da tempo sufficienti per ospitare le autorità giudiziarie che per legge hanno sede a Lugano”. Un esito che Ritzer ha definito sul foglio bellinzonese come prevedibile e la cui bocciatura quale nuova sede della giustizia ticinese "può essere considerata l’eccezione che conferma la regola. In effetti, dai risultati scaturiti dalle urne emergono nitidi i segnali che parlano di un sistema di valori piuttosto complesso, sorretto da tutta una serie di credenze, tradizioni, miti e leggende. Retaggi ideologici di un passato che sembra non voler passare e che condizionano il presente, ma soprattutto il futuro".