Salute
I ticinesi usano bene gli antibiotici, ma restano delle lacune. De Rosa: "Occorre sensibilizzare"
Redazione
un giorno fa
C’è ancora chi interrompe il trattamento senza consultare il medico e chi conserva antibiotici per un uso futuro. Il direttore del DSS: "Gli antibiotici vanno utilizzati solo se e quando il medico lo suggerisce, e anche la prescrizione deve essere seguita attentamente".

Il 29% della popolazione ticinese ha assunto antibiotici negli ultimi 12 mesi. Meno rispetto a due anni fa, ma comunque di più rispetto ai romandi e agli svizzeri tedeschi. Questi dati, emersi da un sondaggio promosso dal Cantone, non sono fini a loro stessi, poiché il consumo di antibiotici è strettamente correlato allo sviluppo di resistenze. “Il batterio, quando viene esposto agli antibiotici, con il tempo sviluppa delle strategie per sopravvivere”, spiega ai microfoni di Ticinonews il medico cantonale Giorgio Merlani. “Lo scopo della somministrazione del farmaco è di uccidere il batterio, impedirgli di riprodursi e controllare l’infezione. Ma se noi continuiamo a dare degli antibiotici, il microbo capisce, impara a difendersi e il preparato non funziona più”.

Ne consegue che le malattie diventano più difficili da trattare, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno 5 milioni di persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti. E trattamenti più lunghi comportano inevitabilmente maggiori costi sanitari. “È importante informare l’opinione pubblica, in modo che possa accrescere la conoscenza su questo dossier”, analizza il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa. “È altresì essenziale, però, sensibilizzare maggiormente gli operatori sanitari, in particolare medici e farmacisti, che hanno il contatto diretto con i pazienti e possono consigliarli nella maniera più appropriata”.

Microbi e farmaci che circolano nell'ambiente

Già ora i ticinesi sembrano comportarsi bene quando usano gli antibiotici: la maggior parte rispetta la terapia prescritta e smaltisce correttamente la parte di medicamenti rimasta inutilizzata. Tuttavia, il 10% interrompe il trattamento senza consultare il medico; il 13% conserva antibiotici per un uso futuro e metà del campione non sa che questi farmaci non uccidono i virus. “Anche se una persona ha febbre, tosse e dolori, non deve correre dal medico pretendendo l’antibiotico”, avverte Merlani. “Se il dottore sostiene che il paziente non ne ha bisogno, significa che l’infezione è di tipo virale e l’antibiotico in questo caso non serve”. Solo il 4% della popolazione, inoltre, è consapevole che sono i batteri, e non le persone, a diventare resistenti. Una conoscenza fondamentale. “I microbi e i farmaci antibiotici circolano nell’ambiente, e prima o poi, tornano a noi. E se tornano in modo resistente, è un problema”.

Le raccomandazioni

Il Dss ha quindi formulato quattro principali raccomandazioni per contrastare il fenomeno della resistenza. “Gli antibiotici vanno utilizzati solo se e quando il medico lo suggerisce, e anche la prescrizione deve essere seguita attentamente”, riprende De Rosa. “È altresì importante procedere con una dispensazione su misura dei medicamenti, anche come risposta alla carenza di principi attivi". Non da ultimo, occorre "informare sullo smaltimento corretto degli antibiotici. Bisogna evitare di disperderli nell’ambiente o di gettarli nella pattumiera, perché questo ha delle conseguenze negative, sul tema delle resistenze e non solo”.

Zanini: “Sui consumi abbiamo margini di miglioramento”

I ticinesi, come abbiamo visto, si comportano in maniera tutto sommato virtuosa. Il nostro resta però il cantone in cui si consumano più antibiotici. “Uno degli obiettivi è proprio quello di cercare di ridurre questo consumo”, commenta il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, intervenuto a Ticinonews. “Abbiamo margini di miglioramento e sarà importante, con gli anni, fare dei piccoli passi in questa direzione”.

L'importanza della sensibilizzazione

A ricoprire un ruolo fondamentale è la sensibilizzazione, che deve riguardare pure i medici. “È importante considerare anche la scuola in cui il professionista ha studiato. Noi in Ticino abbiamo un numero importante di medici che provengono dall’Italia, paese in cui il consumo pro capite di antibiotici è nettamente più alto rispetto a quello svizzero”, annota Zanini. Ma non bisogna neppure dimenticare “che anche i consumatori talvolta ‘spingono’ per ottenere delle prescrizioni”.

Come gestire i resti

In conclusione, il farmacista cantonale fornisce un consiglio per evitare di sviluppare la sopracitata resistenza, “Alla gente ricordo che i resti che avanzano non devono essere conservati a casa e neppure utilizzati o consegnati ad amici. Vanno riportati in farmacia, in modo da poter essere smaltiti nel rispetto dell’ambiente”.

L'intervento completo di Zanini:

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