“Il Ticino è uno dei cantoni con il maggior tasso di disoccupazione giovanile. Il tema è attuale e dobbiamo cercare delle soluzioni che possano essere a beneficio dei giovani e del mercato del lavoro, puntando al confronto e al dialogo”. È questo l’obiettivo raccontatoci da Alex Manfredi, coordinatore interno della società "Check Your Chance" in occasione dell'evento andato in scena ieri a Lugano; una giornata di scambio tra vari interlocutori che hanno a che fare con i giovani durante il delicato percorso che dalla scuola dell’obbligo li porta ad affacciarsi su un mondo che non sempre è di facile interpretazione.
Il ruolo della scuola
In questo contesto la scuola gioca un ruolo fondamentale. "L’adolescenza è una fase difficile, ai giovani si chiede di fare delle scelte importanti e vanno sicuramente accompagnati”, sottolinea la direttrice della scuola media di Lugano Centro Federica Pedetti. “Occorre spingerli a provare nuove strade, alle quali loro stessi non avevano pensato. Hanno bisogno di essere accolti, ascoltati e orientati. Da soli è molto più difficile".
Il tasso di insuccesso
Nonostante l’accompagnamento scolastico, il tasso di insuccesso al primo anno di formazione dopo la scuola media rimane decisamente elevato, arrivando al 30%. "I giovani vivono uno scollamento tra il mondo della scuola dell'obbligo e quello che viene dopo”, spiega la responsabile progetti Pro Juventute regione Svizzera italiana Roberta Wullschleger. “Spesso e volentieri non si sentono preparati a quello che viene dopo. Non tanto da un punto di vista delle competenze scolastiche, ma della gestione della complessità di quello che gli spetta".
Lo scioglimento dei contratti
Il nostro cantone è anche al primo posto per tasso di scioglimento di contratti nella formazione duale che raggiunge, in alcuni casi, il 35%. Il motivo non concerne solamente la presa di coscienza di aver sbagliato impiego. "All'interno delle aziende ci sono degli stili di conduzione e delle culture in cui i giovani fanno fatica ad integrarsi”, spiega il responsabile della formazione continua di AITI Francesco Puglioli. “È uno dei problemi che affrontiamo in questo periodo". Nelle diverse isole di discussione si è però parlato anche di possibili soluzioni per ovviare al problema. “A differenza di altri periodi storici le soluzioni ci sono”, aggiunge Puglioli. “Bisognerebbe valutare bene i gap culturali, per colmarli e fare in modo che il giovane trovi un percorso per lui attrattivo, individuando quel contesto in cui inserirsi con piacere”.