Scuola
"Il caso dei tredici aspiranti docenti? È solo la punta dell'iceberg"
©CHIARA ZOCCHETTI
©CHIARA ZOCCHETTI
Redazione
10 ore fa
Decisa presa di posizione da parte di 62 insegnanti, secondo cui le problematiche emerse di recente non costituiscono una novità. "Diversi docenti già abilitati sono in attesa da anni di un posto di lavoro".

Il caso dei 13 aspiranti docenti di italiano che al termine dell’abilitazione per il medio-superiore non si vedranno garantito alcuno sbocco professionale è finito al centro di una presa di posizione firmata da ben 62 docenti e inviata al DECS e allo stesso DFA. Nella missiva si lamenta il fatto che la situazione venutasi a creare non è nuova. Sempre per la materia italiano, "nel giugno 2024 sono stati abilitati dodici docenti, e tutti hanno svolto il concorso d'assunzione cantonale". Ci si aspettava che la maggior parte di questi avrebbe ottenuto un impiego, "ma le attese sono state deluse: solo pochi hanno ricevuto una quota oraria dignitosa, mentre gli altri hanno ottenuto percentuali lavorative che variano dal 10 al 45%, e che evidentemente non permettono la sopravvivenza in Ticino”. Ancora più eclatante è il caso dei neoabilitati che, pur avendo superato il concorso di assunzione, “non hanno ricevuto alcun incarico”.

"Nessuna risposta dal Cantone"

Sollecitato in merito, il DECS "non ha saputo fornire spiegazioni esaustive e consistenti", fuorché quella di un generico calo della popolazione scolastica. "Possibile che non potessero essere effettuate previsioni maggiormente accurate, fondate sui censimenti e sulle nascite? Si è trattato di un secondo, imprevedibile errore di calcolo?” Ciò nonostante "il DFA ha continuato, di anno in anno, ad avviare in maniera sistematica la formazione per l’italiano". Nel giugno 2025, si legge ancora nella missiva, "quattordici neoabilitati si troveranno a concorrere con chi ha conseguito il titolo nel 2024 e, tuttavia, ancora non ha un posto di lavoro: l’effetto cumulativo di questa situazione non richiede particolari studi matematici. Un terzo errore, dunque?" Non bastassero questi dati, "si aggiunga che nel 2026 altri nove aspiranti docenti verranno abilitati per l’insegnamento dell’italiano nelle SM. Chiare le parole di formatori e colleghi: non ci sono ore d’insegnamento, come è ampiamente noto. Un quarto errore?”

Toccate anche storia e inglese

La problematica non riguarda unicamente italiano. Sempre nel 2024 “lo stesso schema si è ripetuto per altre discipline delle SM. La stragrande maggioranza dei docenti di storia ha ottenuto percentuali di lavoro esigue, normalmente inferiori al 50% e spinte fino a un 4%”. Il concorso d’assunzione per gli insegnanti di inglese, invece, "non è stato aperto, sebbene i docenti fossero già formati e pronti a entrare nel sistema scolastico. Un quinto e un sesto errore di calcolo?”

"Non è un unicum"

Il caso dei tredici docenti di italiano del medio superiore, quindi, “non è affatto un unicum, e la gravità della situazione, peraltro, aumenta notevolmente se si prendono in considerazione coloro che, beneficiando di un accordo tra l’Università di Friburgo e la SUPSI, si sono abilitati oltralpe, pur svolgendo il tirocinio di pratica in Ticino". I tredici abilitandi SMS, in realtà, "non fanno che aggiungersi a una lista d’attesa che va misurata nell’ordine delle decine, e della quale il pubblico ticinese non è stato messo a conoscenza". Da anni, "diversi docenti già abilitati sono in attesa di un posto di lavoro". Un dato, questo, "che DECS e DFA hanno scelto di passare sotto silenzio quando sono stati interrogati dai media negli scorsi giorni. Il numero tredici è dunque solo la punta dell’iceberg".

“Ignorati numerosi campanelli d’allarme”

Queste informazioni, purtroppo, “sono da tempo note”. È legittimo chiedersi, dunque, “perché i numerosissimi campanelli d’allarme siano stati sistematicamente ignorati. Nell’agosto 2024, nelle direzioni dei licei cantonali già si vociferava che il concorso per l’italiano SMS non sarebbe stato aperto"; dal 2022, se non da periodi ancor precedenti, "i colleghi continuano a denunciare le pressioni imposte da un mercato del lavoro saturo, e nessun interlocutore ci pare essere rimasto stupito degli anzidetti ‘errori di calcolo’. Non pare essere un caso”. Di fronte a questa situazione, chiedono i docenti, “come si giustificano DFA e DECS? Come spiegano la continua apertura dei percorsi di abilitazione? Vi è la reale volontà di inserire i docenti nel sistema scolastico ticinese, o le formazioni vengono in verità avviate per altre ragioni?”

“Le supplenze? Un ripiego precario”

Ma non finisce qui. Alcuni neodiplomati in italiano (SM) che non hanno ottenuto un incarico, sono riusciti quantomeno a ottenere delle supplenze di lunga durata. "Questo ripiego, già di per sé precario, è stato però reso ancor più sconveniente dalle nuove disposizioni cantonali, che impediscono la trasformazione delle supplenze lunghe in incarichi limitati”. La retribuzione e la stabilità di questi posti di lavoro, dunque, “sono notevolmente peggiorate, minando la validità di una delle sole alternative”. Inoltre, supplenze di lunga durata, incarichi annuali e docenze di classe “sono non di rado assegnati a persone prive dell’abilitazione all’insegnamento, che talvolta lavorano per lunghi periodi con percentuali superiori rispetto a coloro che hanno passato il concorso di assunzione cantonale e sono in possesso di un titolo di studio abilitante alla professione di insegnante”. Questo atteggiamento “svaluta il valore dei diplomi abilitanti e manca di rispetto a coloro che li hanno conseguiti. Come mai alcune sedi riportano supplenze previste e note solo ad anno inoltrato, anziché come saldo ore durante il movimento docenti? Come si posiziona il DECS rispetto all’assegnazione non meritocratica di queste rare e preziose ore lavorative?”

Le richieste rivolte al DECS…

Si chiede quindi al DECS quali soluzioni intende adottare affinché i neoabilitati in stato di precariato trovino aiuto e sostegno, e come vuole rispondere dell’inefficacia dei calcoli elaborati negli ultimi anni. I firmatari della presa di posizione domandano inoltre quali dispositivi permetteranno, in futuro, “che la grave impermeabilità del mondo del lavoro sviluppatasi nell’ultimo decennio sia finalmente dissipata, a vantaggio di tutti i docenti d’oggi e di domani". Il DECS "acconsentirà, d’ora in avanti, a rendere noti i dettagli intorno all’assunzione dei nuovi docenti, allo svolgimento dei concorsi e all’elaborazione delle stime sul fabbisogno di docenti?” Infine, si chiede perché le stime rispetto al fabbisogno di docenti “non vengono fornite per tempo agli abilitandi, in modo da favorire un eventuale vaglio di opportunità lavorative altre rispetto all'insegnamento con un certo margine d’anticipo”.

...e al DFA

Al DFA si domanda invece se ha intenzione di reimpostare i percorsi d’abilitazione per evitare realmente di formare un numero eccessivo di docenti, “anziché riproporre una modalità organizzativa evidentemente inefficace”, e quali soluzioni si intendono adottare affinché i neoabilitati in stato di precariato trovino aiuto e sostegno. E ancora: “Quali dispositivi si vogliono attivare affinché la qualità della formazione erogata dal DFA sia rivalutata e, in futuro, garantita sotto tutti gli aspetti?" Nella fattispecie, "su quali esatte stime ci si è basati nel corso degli ultimi anni, quando sono stati ammessi un certo numero di abilitandi per i corsi di italiano, storia, inglese,…?” Se le stime erano corrette, "perché molti abilitandi si sono trovati senza lavoro o con percentuali molto basse? Perché questo esito è stato possibile nel contesto della scuola dell'obbligo, rispetto alla quale le cifre sono normalmente prevedibili con un buon grado di anticipo e precisione?" In caso contrario, "per quale motivo il DFA ha ammesso un numero di abilitandi superiore al reale fabbisogno?"

 

 

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