Le Cantine di Gandria, che si trovano sulle sponde del lago Ceresio, oltre ad offrire diverse attività gastronomiche ed escursionistiche, ospitano il Museo delle dogane svizzero, dove dal 4 aprile scorso è possibibile visitare la mostra «Contrabbandieri e profughi».
Lo storico Adriano Bazzocco, uno dei curatori dell’esposizione, ha raccontato ai microfoni di Teleticino come è stata organizzata la mostra: «è articolata in tre sale. La prima affronta la tradizione del contrabbando, dalla Notte dei tempi fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.» Guerra che ha reso ancora più evidenti i confini tra Svizzera e Italia. Sono presenti fotografie e attrezzi da contrabbando del periodo bellico.
«Nella seconda sala si parla di come questo fenomeno è cambiato durante la seconda guerra mondiale: ha conosciuto uno sviluppo dirompente, ma anche dei momenti drammatici. Nell’ultima sala si descrive la storia di quattro profughi ebrei che, durante la guerra, si sono presentati proprio qui al museo delle dogane, che un tempo era il posto di confine di Caprino. Alcuni sono stati accolti, alcuni sono stati respinti, ma queste storie, in questo luogo, hanno avuto una svolta nel loro destino, in bene o in male.»
All’interno del museo è anche possibile visionare un registro esclusivo dedicato ai profughi arrivati in questa dogana.
Fra questi vi era un medico torinese, Leonardo De Benedetti, confinato al campo di internamento a Fossili, luogo in cui ha conosciuto Primo Levi.
I confini non hanno dovuto lavorare duramente solo in periodo di guerra, ma anche durante questa pandemia, rendendo le due vicende molto simili a livello doganale. Vi è infatti una parte dedicata a ciò che le dogane svizzere hanno fatto durante la pandemia.
Maria Moser, responsabile del Museo: «credo che si leghino molto bene. Questo museo rappresenta un po’ l’identità svizzera delle dogane e questo evento epocale ha mostrato veramente il lavoro delle guardie di confine e delle dogane svizzere.»
Il servizio di Teleticino
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