A causa della situazione geopolitica instabile attuale, dovuta principalmente alla guerra in Ucraina, l'esercito dovrebbe disporre l'anno prossimo di 530 milioni di franchi supplementari rispetto a quanto deciso dal Consiglio federale. È quanto stabilito oggi dal Consiglio nazionale, contro il parere del campo rosso-verde e dei Verdi-liberali, durante il primo giorno di dibattiti - proseguiranno fino a giovedì mattina - sul preventivo 2025 della Confederazione. In soldoni, fanno 2,7 miliardi di franchi per costi e investimenti nell'armamento, invece di 2,180 miliardi. Lo scopo? Raggiungere l'1% del PIL destinato all'esercito entro il 2030 e non il 2035 come previsto inizialmente dal Governo, ha affermato Jacques Nicolet (UDC/VD). Negli anni a venire, la Camera del popolo intende aumentare i mezzi allocati alla difesa di 840 milioni nel 2026, 1,185 miliardi nel 2027 e 1,445 miliardi nel 2028. In questo preventivo caratterizzato da tagli e minori spese per rispettare il freno all'indebitamento, e mitigare i deficit strutturali attesi per il futuro, anche l'armata dovrà stringere un po' la cinghia: i costi d'esercizio della difesa e di armasuisse dovranno essere ridotti di 50 milioni.
E la tradizione umanitaria?
La sinistra e i Verdi liberali hanno tentato di opporsi a un aumento del mezzi per l'esercito. Aumento peraltro inviso anche al Consiglio federale che, per bocca della "ministra" delle finanze, Karin Keller-Sutter, avrebbe preferito un incremento spalmato su più anni, ossia fino al 2035, fino a raggiungere l'1% del PIL. Keller-Sutter non ha nascosto che per realizzare i piani ambiziosi della destra si potrebbe anche dover ricorrere a un aumento dell'imposizione. La sinistra e il PVL hanno cercato invano di opporsi a questo incremento delle spese per l'armamento, anche perché, nelle intenzioni della maggioranza della commissione preparatoria, esso andrebbe finanziato soprattutto a spese della cooperazione internazionale (su cui si voterà domani, n.d.r). Già prima che si votasse sull'esercito, il campo rosso-verde aveva criticato l'atteggiamento supino del campo "borghese" nei confronti del freno all'indebitamento e dell'esercito, due "vacche sacre" cui tutto il resto deve essere sottoposto, anche la tradizione umanitaria della Svizzera.
Farinelli: "Con questo preventivo di ridefiniscono le priorità del Paese"
Ma la destra in aula ha preferito tirare dritto, preoccupata di dotare la difesa dei mezzi necessari per far fronte alle sfide future, nel rispetto del freno all'indebitamento, uno strumento peraltro adottato dal popolo. Insomma, si deve agire a livello di spese. Per Alex Farinelli (PLR), infatti, dalla lettura dei bilanci degli ultimi anni si evince che la Confederazione non ha problemi di entrate, in costante aumento, ma di uscite. “Con il preventivo 2025 la politica federale comincia a definire quelle che sono le priorità", ci ha spiegato il consigliere nazionale ticinese, il quale ha poi proseguito sottolineando che "c’è la necessità di salvaguardare il meccanismo del freno all’indebitamento; tutti gli Stati che hanno cominciato a farlo senza realmente controllarne l’evoluzione attualmente hanno dei grossi problemi. Penso ad esempio alla Francia, la quale oggi spende più in interessi per il suo debito che per il suo esercito, con una spesa da quasi 60 miliardi di euro all'anno". A livello svizzero, con questo preventivo "andiamo quindi a definire delle priorità e si è deciso che la sicurezza del nostro Paese deve tornare al centro. Ma questo richiede inevitabilmente più mezzi per l’esercito". Allo stesso tempo, si vorrebbe ridurre sensibilmente l’aiuto internazionale, "che negli ultimi anni è passato da 1,5 miliardi del 2008 ai 2,5 miliardi a partire dal 2019. In questo senso, andare a ridefinire le priorità è il compito della politica, e anche se non è sempre semplice o popolare è quello che ci è stato chiesto di fare a Palazzo federale”, ha concluso Farinelli.
Gysin: "Un preventivo pasticciato che va rivisto"
Greta Gysin (Verdi) non concorda tuttavia su quanto detto dalle fila borghesi e sottolinea: “Questo preventivo è pasticciato". Per la consigliera nazionale ecologista, la maggioranza del Parlamento "sta facendo di tutto per aumentare di più di mezzo miliardo all’anno le spese dell’esercito, ma per rispettare il freno all’indebitamento bisognerebbe tagliare in maniera molto trasversale in molti altri ambiti in cui l’intervento della Confederazione è però molto importante". Gysin ha infatti citato come esempio di possibili risparmi la cooperazione all’aiuto allo sviluppo, il personale della Confederazione e il trasporto pubblico. "È quindi un preventivo che va rivisto e bisogna prendersi il tempo per riflettere veramente su dove vi sia realmente la possibilità di risparmiare e dove invece questi risparmi non cambierebbero la situazione. Lo strumento al freno dell’indebitamento è a mio modo di vedere davvero troppo rigido”.
Tagli al personale
Oltre all'esercito, destra e sinistra si sono scontrate anche sul personale della Confederazione. Il plenum ha infatti approvato tagli a questa voce di bilancio per 70 milioni. Secondo Jacques Nicolet (UDC/VD), tagli lineari di questa portata al personale interesseranno tutti i dipartimenti federali, con una riduzione dell'1,06% su un budget totale di quasi 6,6 miliardi. Durante il suo intervento, Jürg Grossen (Verdi liberali/BE) ha preso di mira gli alti salari concessi agli impiegati della Confederazione, superiori a quelli in uso nel settore privato. A suo avviso, si tratta di concorrenza sleale al settore privato da parte della Confederazione, fatta per di più con i soldi dei contribuenti. La sinistra, sostenuta dalla "ministra" delle finanze Karin Keller-Sutter, si è opposta senza successo a un'ulteriore riduzione dei mezzi destinati al personale federale, già chiamato a tirare cinghia. Oltre al personale, il plenum ha deciso, contro il parere della sinistra e del Consiglio federale, riduzioni di spesa - 35 milioni - per le consulenze e i servizi esterni, così come alla voce "beni e servizi" (-20 milioni).