È notizia di oggi: da dicembre, quasi 300 medicamenti costeranno, in media, il 12% in meno. Lo ha deciso l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) nel quadro del riesame triennale del 2024. Una decisione, scrive l’Ufsp in una nota, che potrebbe far risparmiare almeno 90 milioni di franchi, a cui si sommano i 165 milioni risparmiati lo scorso anno. Una novità “positiva, di principio. Ma c’è anche il rovescio della medaglia”, avverte il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, interpellato da Ticinonews. “Nella massa dei farmaci il cui prezzo viene abbassato troviamo medicamenti oggi molto costosi, che subiscono una diminuzione importante e questa è una buona cosa”. Vi sono però anche dei prodotti, il cui prezzo oggi è fissato a pochi franchi, “che vengono abbassati di un piccolo importo in termini assoluti”. In questo caso “non solo non c’è un grande guadagno, ma questi farmaci vengono resi ancora meno interessanti per l'industria farmaceutica. Il rischio, dunque, è che si peggiorino i noti problemi di approvvigionamento”. Per citare un esempio concreto “vorrei ricordare che i prodotti a base di oppiacei fanno parte, assieme agli antibiotici, di quelli con il più grande problema di approvvigionamento, perché per l'industria farmaceutica non sono sufficientemente redditizi”. Se il loro prezzo venisse ulteriormente abbassato “chi li mette in commercio sarebbe ancora meno motivato a farlo”.
Le questioni da affrontare
Secondo Zanini, al momento sono due i problemi che il settore sta affrontando. Da un lato “abbiamo i costi crescenti e non più sostenibili della malattia, e i medicamenti costituiscono una parte importante di questa fattura. È dunque indispensabile trovare e adottare delle misure che abbassino i costi che la collettività deve sopportare”. Ragion per cui “è giusto, di principio, abbassare il prezzo dei medicamenti”. L'altra questione emersa in questi anni concerne invece l'approvvigionamento, "che non è più garantito, soprattutto per i farmaci ‘vecchi’, utilizzati da molto tempo, che hanno dei prezzi di vendita estremamente bassi”. In questo caso, per risolvere il problema, non dovremmo abbassare i prezzi “bensì aumentarli. In definitiva, se da un lato la politica deve operare una riduzione, dall’altro è tenuta ad effettuare un rincaro”. E ogni forma di compromesso che si cerca di trovare, in fin dei conti, “non ci consente di raggiungere né il primo né il secondo obiettivo. È davvero una situazione molto difficile”. Probabilmente l'intervento più corretto da fare “sarebbe quello di concentrarsi sui medicamenti che oggi sono disponibili e hanno dei prezzi molto elevati che si possono abbassare, magari di poco in percentuale ma di importi considerevoli in termini assoluti, e lasciar perdere gli altri prodotti”.
Il ruolo dei generici
Parlando di penuria e di difficoltà di approvvigionamento, la situazione in Ticino “è la stessa che ci sta accompagnando da qualche anno: una serie di prodotti che ci sono, poi mancano, ritornano e mancano di nuovo. La gente deve comprendere che non ritorneremo più alla situazione di 15 anni fa, con la possibilità di comperare immediatamente ciò che si vuole”. Occorre adattarsi “e bisognerà anche accettare sempre più frequentemente di acquistare dei medicamenti alternativi, che comunque per i pazienti rimangono una scelta idonea”. A tal proposito, il farmacista cantonale tiene a ricordare che i generici “sono assolutamente interscambiabili con il farmaco originale. Se manca l'originale e viene offerto un generico, è giusto prenderlo, considerando che ha anche un costo più basso”, termina Zanini.