Lunedì in Gran Consiglio si tornerà a parlare di salario minimo. L’accordo c’è, così a fine anno dovrebbe entrare in vigore l’ultima forchetta della legge approvata dai ticinesi nel 2015, anzi di più. Il salario previsto avrebbe dovuto essere tra i 19,75 franchi e i 20,25 all’ora, ma con l’accordo di tutti i partiti si arriverà ad una forchetta tra i 20 e i 20,50. Una decisione presa in quanto dallo studio dell’Istituto di ricerche economiche dell’USI è emerso come il salario minimo non abbia avuto un impatto negativo per l’economia del nostro Cantone.
Tre emendamenti dalla Sinistra
Tuttavia, anche se l’accordo c’è, la Sinistra – e ormai non è una sorpresa - ha presentato tre emendamenti. L’obiettivo è strappare al Parlamento qualcosa in più. Ivo Durisch, capogruppo del partito socialista, ci ha infatti spiegato che “il primo emendamento prevede l’adeguamento di metà dell’inflazione che c’è stata, il secondo vuole riconoscere l’inflazione piena (pari al 7,2%) dall’introduzione dalla forchetta di salario minimo che dovrà entrare in vigore. Il terzo invece è quello che noi auspichiamo per il futuro tramite la votazione che speriamo si arriverà a fare l’anno prossimo nella quale si chiede che il salario minimo venga indicizzato alle prestazioni complementari”.
Il terzo emendamento
L’ultimo emendamento, insomma, punta ad arrivare ad un salario minimo compreso tra i 22 franchi e i 22,50. Ma così non si rischia di mettere in difficoltà le aziende? “I motivi per cui alcune aziende hanno dei problemi, questi non sono verosimilmente legati al salario minimo. Lo studio ha evidenziato infatti l’effetto virtuoso del salario minimo per le aziende, che negli ultimi anni sono aumentate in Ticino così come il numero degli occupati. E questo da quando è stato introdotto il salario minimo. Quindi diciamo che l’impatto sulla massa salariale è stato assorbito dalle aziende”. La Sinistra andrà quindi avanti a lottare per ottenere sempre di più? “Credo che oggi il passaggio cruciale sia arrivare ad avere un salario che sia equiparato alle prestazioni complementari. Questo è quanto riconosciuto anche dal Tribunale federale come salario sociale, andare oltre significherebbe rischiare di entrare nel salario economico, ma sarà difficile anche dal punto di vista giuridico”, conclude Durisch.