“Ho creduto in pieno che fosse l’affare della vita. Mi avrebbe dato una svolta commerciale molto importante, avrebbe spazzato via tutte quelle difficoltà di noi microimprese che abbiamo avuto nel percorso di crisi del Covid. Non c’è stato margine di recupero in nessun modo, una perdita in continuo. Quando ho avuto il contatto diretto con questa gente ho detto, finalmente ho trovato la soluzione. Invece così non è stato”. A raccontare la sua storia è Daniele Scifoni, commerciante di auto di lusso dell’area metropolitana di Roma. Un piccolo commerciante che è arrivato fino a Lugano inseguendo il miraggio dell’affare della vita, che invece si è rivelato essere solo una truffa, per la precisione del genere rip deal. Grazie al suo sangue freddo, però, il 10 ottobre scorso la polizia cantonale ha potuto arrestare due persone ora in carcere, indagate per truffa aggravata.
Lamborghini e Ferrari da milioni di euro
Daniele Scifoni ha una piccola impresa che si occupa in Italia e in Germania di intermediazione di auto di lusso o d’epoca. Alcuni mesi fa è stato contattato da alcune persone che gli hanno chiesto l’acquisto di alcune auto di altissima gamma. “Si tratta di una Lamborghini Sian, di una Ferrari Enzo, vetture che superano abbondantemente i tre milioni di euro”, racconta ripercorrendo i mesi in cui i truffatori lo attiravano nella loro ragnatela di menzogne. “Mi hanno chiesto altre due Ferrari, che erano offerte da un rivenditore della zona, al quale abbiamo chiesto altre offerte per veicoli che ci sono stati richiesti”. Per siglare l’accordo i malviventi gli hanno inviato le foto dei loro documenti, tra cui due passaporti svizzeri. Uno di questi si rivelerà falso, l’altro invece originale, probabilmente frutto di un furto d’identità virtuale. Online firmano i contratti per l’acquisto delle auto, il commerciante contatta i suoi fornitori e le fa bloccare.
Vendi anche diamanti?
Far sparire un’auto del valore di milioni, però, è tutt’altro che facile. Ecco che i truffatori, qualche tempo dopo ingrossano il piatto e chiedono a Scifoni se potesse procurargli anche dei diamanti. Lui non è del settore, ma si informa e prende contatti con un’azienda ticinese. Così il 10 di ottobre si mette in viaggio verso Lugano per vendere auto di lusso e diamanti per svariati milioni di franchi. Il primo incontro avviene nella sede della ditta di compravendita di pietre preziose, c’è il venditore, gli acquirenti, l’imprenditore romano e anche due agenti di sicurezza. “Avevamo tutte le pietre sul tavolo, avevamo la proposta commerciale con la fattura pronta. Ma dopo pochissimi minuti sono voluti andar via e ritornare in albergo”, racconta Scifoni.
Le minacce di morte
A quel momento per il piccolo imprenditore italiano è iniziato l’incubo. I malviventi, probabilmente spaventati che il loro gioco potesse sfumare, hanno iniziato a tartassare l’uomo. Decine di telefonate e messaggi, dove con minacce di ogni tipo lo invitavano a concludere l’affare, ma altrove. Nell’albergo cinque stelle. Sui telefoni dell’imprenditore arrivano anche minacce alla famiglia e screenshot della pagina wikipedia di Totò Riina. “Devi portarci i diamanti entro venti minuti, altrimenti vedrai cosa ti succede, mi dicevano”. È a quel punto che il sogno dell’affare della vita si frantuma: “Ho preso cognizione che c’era qualcosa che non andava”. Scifoni sale su un taxi per andare all’albergo, ma chiama anche la Polizia cantonale.
I soldi, la macchina contasoldi, l'arresto
Arrivato all’hotel di lusso, Daniele Scifoni, un romano a Lugano, ribalta il copione del film di cui era il protagonista sfortunato e prende la sua rivincita. Ormai è in contatto con gli inquirenti. Due uomini lo aspettano in hotel, hanno prenotato una sala privata, dove su un tavolo un incredibile cumulo di banconote da 200 euro e addirittura una macchina contasoldi: “Dimostravano ancor di più di avere il potere economico di poter acquistare questo e quello”. Ma niente è vero, e poco dopo arrivano nella hall dell’albergo polizia e magistratura. Quel mucchio di soldi è falso, solo le banconote in cima alle mazzette sono originiali, conferma su nostra richiesta la Polizia cantonale. Oltre al denaro è stata sequestrata la macchinetta contasoldi. Due membri della banda sono stati fermati e arrestati, ora sono sotto inchiesta per truffa aggravata, si tratta di due cittadini italiani residenti in Italia, uno di 38 anni, l'altro di 24.
"Spero di evitare che altri ci caschino"
La storia è andata a buon fine, ma per Daniele Scifoni è ancora carica di dolore. Per mesi ha messo da parte altri progetti lavorativi per occuparsi del grande affare di Lugano. Si è impegnato con alcuni concessionari di auto di lusso a cui ha dovuto dare delle garanzie. Ha speso soldi per trasferte e ricerche. “Da diversi mesi ho messo la mia vita a disposizione, la mia attività a disposizione di qualcuno che voleva solamente la mia rovina”, racconta. Ma perché allora raccontare tutto e metterci la faccia: “Per impedire ad altre persone di cadere in questo tranello”, conclude Scifoni. “Dopo ho saputo che, purtroppo, anche qualcun altro è caduto nella trappola di questa rete criminale”.