Tecnologie
"In molti ambiti l'essere umano è nettamente migliore dell'intelligenza artificiale"
Redazione
2 giorni fa
La professoressa Lonneke van der Plas, da settembre titolare della cattedra di Natural Language Processing dell'Usi, spiega quanto sia importante capire i sistemi di IA per poterne conoscere i limiti.

Siamo ancora molto migliori dei sistemi di intelligenza artificiale. Questo è ciò che pensa Lonneke van der Plas, che a settembre ha assunto la cattedra Daccò nell’ambito del Natural Language Programming presso la facoltà di comunicazione dell’USI, collaborando anche con la facoltà di informatica. È un’esperta della linguistica applicate all’informatica e studia proprio cosa c’è dietro ai sistemi di intelligenza artificiale che usiamo sempre più spesso.

Il suo è un settore di nicchia che improvvisamente è diventato di massa.

Quando ho iniziato a studiare questo campo molto tempo fa, alle feste la gente mi chiedeva: "Che cosa fai nella vita?". Rispondevo: "È una via di mezzo tra la linguistica e l’informatica, una cosa simile a Google Search. Quando digiti qualcosa nel motore di ricerca, il computer deve capire il testo per poterti fornire le informazioni giuste". Le persone annuivano, ma l’anno dopo se ne dimenticavano e mi facevano di nuovo la stessa domanda. Oggi, invece, quando chiedo se usano ChatGPT, mi rispondono di sì, e allora dico: "Faccio qualcosa di simile". E a quel punto capiscono subito. Siamo davvero passati da un argomento di nicchia a qualcosa che genera un enorme interesse. È una cosa positiva da un lato, perché ci sono molte più opportunità di collaborazione. Dall’altro lato, però, per gli studenti è diventato molto più difficile. Ogni giorno vengono pubblicate tantissime nuove ricerche in questo campo, e molti di loro hanno paura di iniziare a lavorare su un’idea che qualcun altro potrebbe pubblicare prima di loro. C’è molta pressione. Ci sono aspetti positivi, ma anche quando eravamo una nicchia, aveva il suo fascino.

 Tutti conoscono ormai ChatGpt, Gemini, Claude, e si è un po’ intimoriti perché sono sempre più bravi, ma c’è qualcosa in cui l’uomo resta migliore?

 Credo che ci siano ancora molti ambiti in cui gli esseri umani sono nettamente superiori. È importante che le persone ne siano consapevoli, perché a volte si affidano troppo a queste macchine, delegando loro compiti che un umano svolgerebbe molto meglio. Forse si risparmia tempo, ma così si rischia di perdere qualcosa di prezioso. Un modello linguistico produrrà sempre qualcosa che sia accettabile per un essere umano, perché è addestrato proprio per fornire soluzioni accettabili. Ma non avrà mai quel tocco personale che ha un testo scritto da una persona vera. Lo stesso vale per il ragionamento complesso e la creatività: sono ambiti in cui le macchine sono ancora molto indietro rispetto a noi.  E proprio su questi aspetti sto concentrando le mie ricerche: voglio capire in quali contesti i modelli linguistici funzionano bene e dove, invece, mostrano dei limiti. L’obiettivo è trovare il modo migliore per collaborare con queste tecnologie, così da sfruttarne i punti di forza senza rinunciare a ciò che rende unico il contributo umano.

Spesso ci viene detto che una delle competenze più importanti, in futuro sarà essere in grado di interagire con l’IA. Ma cosa significa questo, cosa dobbiamo imparare?

Abbiamo reso queste macchine estremamente facili da usare: basta parlarci come si farebbe con chiunque altro. È spontaneo pensare: "So parlare, cos’altro dovrei mai imparare? So già come usarle, chiunque sa usarle! Basta fare login e iniziare a parlare". Ma il punto è un altro. Il mio ruolo qui all’università, soprattutto con studenti che non studiano informatica, è proprio insegnare cosa c’è dietro questi sistemi. Perché quando capisci come funzionano, l’effetto "WOW" si ridimensiona e inizi a vedere anche i loro limiti. È fondamentale che tutti comprendano che questi strumenti non sono perfetti e che vanno usati con attenzione e senso critico. Bisogna imparare a capire davvero queste macchine, e non è affatto semplice. Questa è una delle sfide principali del mio lavoro. Dopo questa intervista, ad esempio, avrò una lezione con studenti di comunicazione. Anche per loro è essenziale sapere come sono costruiti questi sistemi, come vengono addestrati, cosa sanno fare bene e dove invece falliscono. Voglio che li usino in modo consapevole e critico. Credo che questa sia la cosa più importante.