Sono passati ben quarant’anni dalla nascita della Fondazione ticinese per la Ricerca sul Cancro (FRC), creata grazie a una donazione e finanziata da allora con contributi della Lega ticinese contro il cancro e dalla Corsa della Speranza. La FRC si occupa di finanziare progetti di ricerca sul cancro in Ticino e di formare i futuri ricercatori ticinesi, anche al di fuori del cantone. Ha contribuito ad oltre 200 ricerche di rilevanza internazionale, che si sono svolte nel nostro cantone e che equivalgono a un sostegno finanziario di oltre 11 milioni di franchi. Abbiamo quindi colto l’occasione di questo anniversario per esplorare i progressi del settore e fare il punto, tra sfide e opportunità, parlando con il membro del Consiglio di Fondazione Franco Cavalli.
Quanto è
cambiata la ricerca contro il cancro in quarant’anni?
"È cambiata tantissimo. All’inizio era tutto relativamente semplice e meno caro. Oggi la ricerca è in gran parte basata su tecnologie di
biologia molecolare, che sono molto precise: si possono vedere cose
incredibili e colpire i singoli geni. Tuttavia, sono anche delle tecnologie
estremamente costose, per cui già da questo punto di vista è cambiato tutto. In ogni caso, abbiamo imparato tantissimo in quarant’anni: oggi ne sappiamo molto di più e sono stati fatti enormi passi avanti nella comprensione della biologia dei tumori".
Si può dire
che è stata allungata la speranza di vita delle persone a cui viene diagnosticato un tumore?
"È sempre difficile
rispondere in generale perché non esiste il cancro, bensì più di 200 tipi
diversi di cancro. Ci sono quindi dei tumori maligni in cui è cambiato tutto,
penso ad esempio a quelli dei testicoli: 40-50 anni fa morivano tutti, oggi li curiamo. Però ci sono anche certi tipi di tumori maligni dove i progressi sono
stati infinitamente più piccoli o magari non ci sono neanche stati. È cambiato molto anche per la qualità di vita dei pazienti; le
terapie oggi sono molto meno aggressive di quelle di una volta e direi che
anche per i tumori per i quali oggi non riusciamo ancora a ottenere una guarigione
definitiva, siamo comunque riusciti ad avere un allungamento della vita dei pazienti e un miglioramento della loro qualità di
vita".
Il piccolo
Ticino può avere un ruolo nella ricerca internazionale in questo ambito?
"L’istituto oncologico di Ricerca (IOR), ad esempio, è stato fondato 25 anni fa ed è
riuscito a diventare uno dei centri di riferimento a livello internazionale, tanto
è vero che veniamo subissati da domande di gente che vuole venire a formarsi da
noi (soprattutto dalla Cina, ma anche da tanti altri Paesi). Questo perché se si
riesce a concentrare le risorse che ci sono e se si fa della buona ricerca, si riesce a ottenere dei finanziamenti a
livello nazionale, ma anche internazionale, e allora sì, si riesce
anche a portare il Ticino sulla carta geografica della ricerca nel mondo. Cosa
che credo ci sia riuscita in questi 25-30 anni".
Qual è la sfida principale che vi trovate di fronte nel
2025 ?
"Io sono convinto che la sfida principale sia quella di riuscire a fare una diagnosi più precoce per molti più tumori di quanto riusciamo a fare oggi, poiché solo questo ci permetterà di guarire molta più gente. Ora, non credo che
saranno le radiografie né le tomografie computerizzate o le risonanze
magnetiche a permetterci di raggiungere quest'obiettivo, bensì dei test di sangue. C’è ora quella che si
chiama biopsia liquida, su cui noi lavoriamo molto, che dovrebbe permettere in un prossimo futuro di
fare molto prima le diagnosi precoci, riuscendo a dimostrare la presenza nel
sangue di quantità infinitesimali del materiale genetico del cancro, che fino
a qualche tempo fa non si riusciva a quantificare. Oggi invece c’è appunto questa
tecnologia e io sono convinto che entro qualche anno questo cambierà molto
la situazione".
L'intervista a Franco Cavalli: