Sanità
Influenza, il picco è atteso a giorni. Merlani: "Tre virus presenti nello stesso momento"
Redazione
17 ore fa
Da inizio anni i contagi sono in aumento e una quarantina di persone sono state ricoverate negli ospedali dell'Ente Ospedaliero Cantonale a causa dell'influenza. Come interpretare questi dati? Ne abbiamo parlato con il medico cantonale Giorgio Merlani.

Una quarantina di persone ricoverate negli ospedali dell'Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc) e un sensibile aumento di contagi rilevato da inizio anno, con il picco atteso a giorni. È questa la fotografia dell’epidemia influenzale 2024-2025 scattata dall’osservatorio del medico cantonale Giorgio Merlani, in stretto contatto coi professionisti e i nosocomi del territorio. Un monitoraggio in linea con quello dell’anno scorso, soltanto ritardato di qualche settimana, come mostrano i dati fornitici dall’Ente. Ad esempio, il picco delle diagnosi in laboratorio, circa 200, nel 2023 fu raggiunto attorno a Capodanno. Mentre adesso siamo ancora nella fase di crescita, con la situazione negli ospedali descritta “nella norma” da Merlani, che a titolo di paragone ricorda gli oltre 500 ricoveri raggiunti in piena pandemia da Covid.

“L’inverno è il classico periodo in cui circolano i virus respiratori. La pandemia ha portato un cambiamento, con dei virus presenti anche durante l’estate, ma ora sembra che le cose si stiano rimettendo ‘in linea’. Il Coronavirus è sempre presente, ma livelli molto bassi. In questo momento è presente il virus dell’influenza, che arriva verso Natale, fa il suo picco e poi diminuisce. Si tratta di un’epidemia che tipicamente dura quattordici settimane e in questo momento stiamo ancora salendo, ma siamo vicino all’inversione della tendenza”.

Quest’anno l’influenza ha delle caratteristiche particolari?

“A livello di sintomi no, anche se ci sono persone che parlano di un decorso più lungo. A essere differente dal solito è il fatto che non c’è un solo virus un circolazione, ma ce ne sono due del Tipo A e uno del tipo B. Tutti presenti più o meno nello stesso momento. Questo potrebbe spiegare perché una persona si ammala e poi, indebolita dal primo virus, si ammala un’altra volta”.

Qual è la situazione negli ospedali?

“La situazione è quella del periodo pre-Covid e dello scorso anno. In Svizzera romanda e in Francia si è parlato di ospedali pieni, da noi questa dinamica non si è osservata, anche se ci sono delle persone ospedalizzate. Avere 60-70 persone ricoverate per l’influenza causa un impatto importante nelle strutture sanitarie, ma sembra che negli ultimi giorni questo numero sia sceso attorno alla quarantina, almeno nelle strutture dell’Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc). Si tratta delle persone più vulnerabili, quelle che rischiano i decorsi più severi. Le stesse a cui consigliamo di vaccinarsi: con più di 65 anni e/o con problemi specifici pre-esistenti a livello cardiaco, renale e polmonare”.

Tra i virus che circolano c’è anche il Covid, ma perché al centro dell’attenzione c’è l’influenza?

“L’influenza è il virus più importante a livello di numeri, quello con il maggiore impatto sia in termini di assenze sul posto di lavoro, sia di sofferenza sulle persone, con alcuni individui costretti al ricovero in ospedale a causa di alcune complicazioni e con alcuni decessi. È per questo che il virus dell’influenza rappresenta l’osservato numero uno ed è anche il più conosciuto”.

Per quanto riguarda la pandemia di Covid, a che punto è il nuovo piano pandemico?

"Il Covid sembra una vita fa, ma non ne siamo ancora completamente usciti, perché il virus circola ancora e probabilmente ci terrà compagnia a lungo. Lo farà in un modo completamente diverso, soprattutto per quanto riguarda l'impatto. Ora si tratta di mettere nero su bianco le modifiche alla legge federale sulle epidemie e sui regolamenti sanitari internazionali, al fine di coordinare le misure di contenimento in caso di una nuova epidemia. A livello federale c'è anche un gruppo, di cui faccio parte, che sta riscrivendo il piano pandemico. In questo caso, speriamo di avere la versione aggiornata entro la fine dell'anno".

È forse stato sottovalutato l'arrivo di una pandemia simile?

"Non credo che la pandemia sia stata sottovalutata. Secondo me, la lezione che tutti abbiamo appreso a livello internazionale, è che si è sempre parlato di pandemia influenzale, ma si trattava di un altro virus. Questo è un aspetto che ha colpito un po' tutti, con diversi piani pronti sulla carta, utili per certi aspetti organizzativi, ma non per il resto. La cosa più fondamentale è l'esperienza delle persona e le conoscenze reciproche degli individui. È stato questo, secondo me, ad aver fatto la differenza nella crisi".