![©Gabriele Putzu](https://dexter-cdn01.gruppocdt.ch/ticinonews/stories/2025/02/06/960x640/2cfeaa52-cc98-45d5-bc90-dbe8deecc90a.jpeg)
Quando si raccolgono firme per un’iniziativa popolare, c’è sempre una parte di sottoscrizioni che viene dichiarata non valida. Martedì è stata comunicata la riuscita dell’iniziativa “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”, per la quale sono risultate valide 9'850 firme su un totale di 11'402 raccolte. La quota di firme non valide è quindi del 13,6%. Tanto o poco? Se ne può discutere. È però certo che tra le iniziative popolari cantonali dichiarate riuscite, si tratta della proporzione più alta di firme non valide almeno da 10 anni a questa parte. In questo periodo, la media di sottoscrizioni non accettate si è attestata al 7,4%. Ci si può chiedere se lo scarto sia rilevante, anche perché alcune iniziative hanno raggiunto picchi del 9-10% di firme non valide. Qualcosa di diverso, tuttavia, stavolta è effettivamente successo. "Tra le firme non valide, abbiamo notato un raddoppio delle sottoscrizioni ripetute rispetto a quanto avvenuto nell'ultimo oggetto cantonale, il referendum 'Salviamo viale Cattori'", illustra Arnoldo Coduri, cancelliere dello Stato, a Ticinonews. In altre parole, in molti hanno firmato più di una volta e questa casistica ha pesato per il 30% delle segnature non valide.
![Percentuale di firme non valide sul totale. Considerate tutte le iniziative popolari cantonali riuscite dal 2014 a oggi.](https://dexter-cdn01.gruppocdt.ch/ticinonews/stories/2025/02/06/internals/9afff9e1-a14e-44b8-8aad-735b94acc127.jpg)
Le altre ragioni
Ci sono però stati anche altri motivi di nullità. Tra le sottoscrizioni non accettate a quest'iniziativa, completa Coduri, "il 30% proveniva da stranieri e il 25% da parte di cittadini non domiciliati nel comune indicato sul foglio di raccolta firme". È un caso frequente: al banco in piazza, persone residenti in comuni diversi firmano sullo stesso foglio. Queste sottoscrizioni non possono essere verificate dai Comuni. In teoria, "chi raccoglie le firme dovrebbe dividere le schede per comune. In questo modo, il Comune indicato sul foglio può effettuare il controllo di validità", spiega Massimo Bernasconi, responsabile del servizio votazioni della Città di Lugano. "Se però in un foglio destinato a Lugano, su dieci firme ne trovo due di Massagno, queste due saranno considerate nulle: non posso infatti avere la certezza che si tratti di persone iscritte a un catalogo elettorale". La cancelleria di un Comune, infatti, non può vedere chi sono gli aventi diritto domiciliati in un altro.
Marchesi: "Difficile controllare tutto"
Chi raccoglieva le firme non poteva fare più attenzione? "Controllare che un cittadino firmi nel formulario corretto è più facile alla bancarella. Capita però - precisa Piero Marchesi, primo proponente dell'iniziativa - che alcuni cittadini scarichino il formulario e si occupino autonomamente della raccolta firme. È quindi difficile avere il controllo dell'intera raccolta". Marchesi si dice comunque soddisfatto per avere ampiamente "superato le 7'000 firme minime richieste. Annullamenti ci sono stati, ma questo fa parte del processo democratico".
Nessun controllo supplementare
Dopo lo scandalo delle firme false in Romandia, ci si potrebbe aspettare che le verifiche siano più rigorose, ma le amministrazioni di Lugano e Bellinzona ci fanno sapere che il metodo di controllo è rimasto lo stesso. La Confederazione ha però provato a reagire con un sistema di segnalazione di casi sospetti, a cui partecipano alcuni Comuni pilota. Tra questi ci sono proprio Bellinzona e Lugano. Stabilire quando una firma sia sospetta non è tuttavia evidente. "Bene o male, uno può firmare un po' come vuole...", osserva Bernasconi. "Ci deve essere il sentore che la firma sia falsa. In un'occasione, abbiamo segnalato il nostro dubbio su una firma relativa a un referendum federale". Nelle due prime città ticinesi non sono emerse sottoscrizioni sospette all’iniziativa “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”. L’alta quota di firme non valide sembrerebbe quindi un caso. A chi lancia una raccolta firme, ma anche a chi la sottoscrive, rimane quindi l’invito a fare più attenzione.