Un voto che sembra una beffa ai suoi promotori. Nel 2020 la maggioranza degli svizzeri approvò l’iniziativa per multinazionali responsabili, ma la proposta naufragò non ottenendo la maggioranza dei cantoni. Per Sara Rusconi di Amnesty International il controprogetto adottato dal parlamento si è rivelato insufficiente: “Di fatto obbliga le aziende a fare una sola cosa: pubblicare dei rapporti carta. Non ci sono garanzie per chi ha subito un torto, per chi ha una malattia dovuta all’inquinamento nella ragione dove vive”.
Una nuova iniziativa
La volontà è riportare il popolo alle urne. La raccolta firme è stata lanciata negli scorsi giorni. “Una delle lezioni più importanti che si è imparato è quella di escludere dal campo di applicazione le piccole-medio imprese. La tematica si concentra sulle multinazionali”, commenta il consigliere nazionale Giorgio Fonio.
Cosa chiedono gli iniziativisti
L’iniziativa chiede di costringere le multinazionali svizzere attive all’estero di rispettare i principi di ONU e OCSE su ambiente e diritti umani. Le regole si applicherebbero a multinazionali con 1'000 dipendenti e 450 milioni di fatturato, ma anche a imprese attive in settori a rischio, come oro e materie prime. Sarebbe, inoltre, istituito un organo di vigilanza legittimato ad imporre sanzioni e una persona lesa all’estero potrebbe rivolgersi ad un tribunale svizzero. “Ci sono sempre dei rischi”, spiega Sara Rusconi. “C’è stato uno scandalo legato ad un’azienda, con sede anche in Svizzera, che ha fornito carburante all’aeronautica del Myanmar che ha commesso dei crimini terrificanti. C’è sempre bisogno di avere un occhio, vista l’importanza del nostro paese all’interno dell’economia mondiale”, ricorda Rusconi.
"Non stiamo seguendo l'UE"
L’anno scorso l’Unione europea ha approvato una direttiva che costringe gli Stati membri ad applicare regole più stringenti per le loro multinazionali attive in Paesi terzi. Molte delle misure europee sono riprese nell’iniziativa svizzera. Per Giorgio Fonio la Svizzera poteva essere la prima a promuovere una legge di questo genere, ma con il passare del tempo rischia di essere l’ultima: “Non stiamo seguendo l’Unione Europea. La Svizzera è stata la prima a livello popolare a volersi dotare di una legge per una migliore regolamentazione per le multinazionali. Non si è ottenuta la doppia maggioranza e siamo ancora qui a dibattere. Nel 2020 potevamo essere i primi. Nel 2025, invece, rischiamo di essere gli unici a non avere una legge simile”, dichiara Fonio. I promotori sperano di raccogliere le 100'000 firme necessarie in 30 giorni. La legge concederebbe 18 mesi.