A San Martino, si sa, ogni mosto diventa vino. Ma in attesa che il tempo faccia il suo lavoro affinando l'annata 2024, ieri nel patio di Palazzo Nosetto a Bellinzona è stata presentata l'annata 2023 della Bondola, che proprio nella primavera dello scorso anno è entrata a far parte della famiglia dei Presidi di Slow Food.
Una produzione limitata
"Il cammino è stato lungo - precisa Claudio Poretti del comitato Slow Food Ticino ai microfoni di Ticinonews - abbiamo dovuto produrre diversa documentazione ma soprattutto redigere un disciplinare severo". Delle disposizioni rigide, appunto, con una zona di produzione limitata al Sopraceneri e alla Mesolcina, per ottenere qualcosa di "buono, pulito e giusto", questo il motto di Slow Food.
La Bondola dominava il Sopraceneri negli anni Cinquanta
Primo e al momento unico vino svizzero inserito fra i Presidi, oggi viene prodotto da sole sei cantine. Eppure in passato la situazione era ben diversa. "La Bondola - spiega Poretti - è sempre stato il vitigno più coltivato nel Sopraceneri fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. I vigneti ticinesi sono stati in seguito riorganizzati ed è stato introdotto il vitigno Merlot che ha soppiantato la produzione di Bondola. Attualmente abbiamo circa 8 ettari di terreni coltivati con questo vitigno, contro i quasi 600 ettari di Merlot".
Un vino fresco che va a braccetto con la cucina ticinese
Fra chi coltiva una parte di questo 1,5% della superficie vitata cantonale c'è Giorgio Rossi, viticoltore e coordinatore dei produttori di Bondola: "La caratteristica principale di questo vino è la freschezza, si tratta di un frutto molto esuberante. La Bondola si abbina molto bene con i piatti ticinesi: con la polenta e il coniglio, con le castagne, con dei risotti o anche con dei ravioli alla selvaggina". Un'opinione condivisa anche dai numerosi curiosi - professionisti e non - giunti a Bellinzona per assaggiare la nuova annata.