
La Lati di Sant'Antonino chiuderà i battenti a metà anno. È quanto comunicato oggi dal Consiglio di amministrazione. "È la fine di un pezzo di storia casearia ticinese", afferma Carlo Croci, presidente del CdA, citato nella nota. "La buona notizia", si legge, "è che il processo di trasformazione avviato porta con sé anche delle opportunità per l'industria lattiero-casearia ticinese e i prodotti a marchio 'Lati' continueranno a essere disponibili". La liquidità per l'attività corrente dell'azienda e per il processo di trasformazione è garantita dagli azionisti.
Le conseguenze sul personale
La chiusura del sito di S. Antonino è purtroppo associata anche alla rinuncia di posti di lavoro. L'azienda attualmente impiega 21 dipendenti e due apprendisti. Sei dipendenti e un apprendista saranno assunti da Cetra Alimentari, altri due più un'altra persona in formazione dal Caseificio del Gottardo. Una dozzina sono invece le persone che dovranno essere licenziate. Per questi dipendenti verrà elaborato un piano sociale di concerto con il Canton Ticino.
Vendite nuovamente deteriorate dall'autunno 2022
"L'operazione di salvataggio della Lati, all'epoca in gravi difficoltà finanziarie, è stata avviata cinque anni fa". I nuovi azionisti, spiega l'azienda, "sono riusciti a evitare il fallimento. Nel frattempo, sono state attuate diverse misure di stabilizzazione (nuovo piano industriale, aumento del capitale sociale, riduzione dei posti di lavoro, ecc). Le vendite non si sono sviluppate come previsto e le cifre si sono nuovamente deteriorate in modo significativo a partire dall'autunno 2022. Sarebbe stato indispensabile che i prodotti 'Lati' si affermassero anche nella Svizzera tedesca. Nonostante gli sforzi, ciò non è avvenuto. Oltre alle vendite insoddisfacenti, il bilancio è appesantito da costi strutturali elevati dovuti alla struttura imponente per una lavorazione del latte piuttosto ridotta, pari a circa 4 milioni di kg di latte. Inoltre, l'azienda non dispone di una quantità sufficiente di latte durante i mesi estivi, in quanto gli allevatori ticinesi portano tradizionalmente le loro mucche sull’alpe dove producono formaggio d’alpeggio ad alto valore aggiunto. È diventato sempre più chiaro che questi problemi strutturali rimarranno un peso a lungo termine, nonostante un piano aziendale fondamentalmente solido".
Cercate delle alternative
La chiusura della sede di S. Antonino, continua la nota, "ha dovuto essere discussa a causa dei problemi strutturali e degli elevati costi strutturali. Dalla primavera del 2023, il Consiglio di amministrazione ha lavorato a pieno ritmo per esaminare varie opzioni. Anche il Canton Ticino e gli azionisti di Lati sono stati coinvolti nelle discussioni e nelle deliberazioni per cercare alternative valide. L'obiettivo era ed è quello di trovare la soluzione più ampia possibile per il futuro dell'industria casearia ticinese". Ad esempio, si legge, "è stato analizzato a fondo il trasferimento completo della produzione nel Caseificio dimostrativo del Gottardo di Airolo. È apparso subito evidente che per un'iniziativa del genere sarebbero stati necessari investimenti molto elevati, tra i 7 e gli 8 milioni di franchi. Inoltre, questi investimenti non sarebbero stati redditizi, data l'incertezza delle vendite".
Il processo di trasformazione
Il commercio e il confezionamento, compreso quello del formaggio d'alpe ticinese, saranno trasferiti alla Cetra Alimentari di Mezzovico. Ciò richiederà investimenti nella sede di Mezzovico per un totale di 600-800mila franchi sul sito di Mezzovico. Il Consiglio di amministrazione di Cetra Alimentari ha dato il via libera. La produzione dei formaggi a marchio 'Lati' semiduri a crosta lavata, le Formaggelle ed i 'Büscion' saranno in futuro affidati al Caseificio dimostrativo del Gottardo. Si tratta di un volume di circa1,6 milioni di kg di latte o 140 tonnellate di formaggio. Gli investimenti che la struttura altoleventinese dovrà effettuare a tal fine sono economicamente sostenibili. Per i formaggi molli marchiati 'Lati', per un totale di 90 tonnellate (1,1 milioni di kg di latte) e per il latte alimentare (latte pastorizzato), pari a circa 1,3 milioni di kg di latte, si sta valutando il trasferimento ad altri trasformatori di latte o caseifici in Ticino. La lavorazione di questi prodotti 'lati' non è ancora assicurata al momento.
Il legame con il territorio
Il marchio 'Lati' è ben radicato e suscita emozioni nel Canton Ticino. Appartiene a LATI SA e deve essere restituito al suo proprietario originario, l'Associazione Ticinese del Latte in seguito poi diventata la Federazione Ticinese Produttori di Latte (FTPL). "Lati" ha il potenziale per diventare un forte marchio regionale in Ticino. L'importante è che se sull'etichetta c'è scritto "Lati", il latte deve provenire dal Ticino e deve essere lavorato in Ticino. La cooperativa dei produttori di latte della Svizzera centrale ZMP garantisce alla Federazione Ticinese dei Produttori Latte (FTPL) e ai produttori di latte ticinesi l'acquisto di tutto il latte che non può essere lavorato in Ticino. La ZMP accetta il latte ai normali prezzi di mercato. Non ci sono cambiamenti per i produttori di latte ticinesi. Essi rimangono membri della loro associazione lattiera FTPL. La logistica sarà organizzata insieme alla FTPL e le discussioni sono già in corso. A medio-lungo termine, l'obiettivo deve essere quello di ritrasformare tutto il latte ticinese in prodotti ad alto valore aggiunto in Ticino, il che avrebbe un effetto positivo immediato sui prezzi del latte per i produttori ticinesi grazie all'eliminazione primaria dei costi di trasporto (in particolare il trasporto fuori dal Canton Ticino).