
Un anno difficile, segnato da una crisi senza precedenti. Il Rapporto 2024 del Consiglio della Magistratura parla chiaro: il sistema giudiziario ticinese ha affrontato una vera e propria “tempesta perfetta”, culminata con lo scontro interno al Tribunale penale cantonale e la destituzione di due giudici, mentre un terzo si è dimesso. Una vicenda dai toni drammatici, che ha travolto l’intero settore e lasciato profonde cicatrici. A fare da detonatore, le tensioni esplose tra i magistrati della sezione penale del Tribunale d’appello. Accuse incrociate, procedimenti disciplinari, interventi politici e un’eco mediatica che ha superato i confini cantonali. “Un danno d’immagine per tutta la magistratura”, si legge nel rapporto firmato dal presidente Damiano Stefani, che denuncia anche tentativi esterni di pressione e una comunicazione istituzionale ancora da rafforzare.
Numeri da record nonostante tutto
Eppure, nonostante la burrasca, i numeri dicono altro: la giustizia ticinese ha evaso ben 50’337 procedimenti, il dato più alto mai registrato. Segno che, pur sotto pressione, la macchina giudiziaria ha continuato a funzionare. Le Preture civili, le Giudicature di pace e il Ministero pubblico hanno mantenuto standard elevati, seppur con carichi di lavoro sempre più pesanti e risorse ridotte al minimo.
Le criticità non mancano
La crisi del Tribunale penale cantonale ha però lasciato il segno: tre giudici su cinque non sono più in carica, il personale è stato ridotto e la fiducia pubblica è stata scossa. L’emergenza ha rallentato anche altre riforme urgenti, come la digitalizzazione della giustizia (progetto Justitia 4.0), il potenziamento degli organici e la gestione logistica degli spazi giudiziari – tra cui spicca il nodo ancora irrisolto del Palazzo di giustizia di Lugano, considerato vetusto e inadeguato.
Le richieste del Consiglio della magistratura
Il Consiglio chiede ora una serie di riforme strutturali: l’introduzione del lavoro a tempo parziale per i magistrati, una carriera salariale più attrattiva, maggiore autonomia finanziaria e nuove regole per la nomina dei giudici, con meno peso alle logiche partitiche e più attenzione alle competenze personali. “Un bravo magistrato – si legge – non si sceglie in base al partito, ma alla sua capacità di curare i ‘malanni’ dei diritti dei cittadini”.
Un appello alla politica (e alla stampa)
Non manca un invito alla politica a sostenere il cambiamento, ma anche un appello alla responsabilità di media e opinione pubblica: “Attacchi ingiustificati e processi mediatici non colpiscono solo i singoli, ma tutta la magistratura”, si legge nel documento. “Serve rispetto per chi lavora ogni giorno, spesso in silenzio, a tutela della giustizia”. Il bilancio? “Faticoso, ma ancora positivo”, conclude il rapporto. Con la consapevolezza che ricostruire la fiducia richiederà tempo – ma anche scelte coraggiose.
Le cifre chiave
- 50’337 incarti evasi in totale (+2'000 circa rispetto al 2023): Record assoluto per il sistema giudiziario ticinese
- 6 sezioni su 10 hanno evaso più incarti di quanti ne hanno ricevuti
- 3 giudici su 5 del Tribunale penale cantonale non più in carica (2 destituiti, 1 dimissionario)
- 30 incarti disciplinari trattati dal Consiglio della magistratura (contro 19 nel 2023)
- 26 posizioni di concorso pubblicate per ruoli in magistratura
- Solo 3 su 11 sezioni lavorano con organici completi (Carenza di personale in quasi tutto il sistema giudiziario)
- Palazzo di giustizia di Lugano (Definito “vetusto, inadeguato e logistico-architettonicamente obsoleto”)
- Digitalizzazione (Justitia 4.0). In grave ritardo per mancanza di infrastrutture e personale tecnico