
Fra una decina di giorni il concorso per infermieri della Supsi giungerà al termine, così come quello per fisioterapisti ed ergoterapisti. Stando al bilancio intermedio, c’è stata un’impennata di candidature superiore al 20%, un risultato frutto anche delle recenti decisioni politiche a supporto di queste professioni.
Piovono candidature
Presso la segreteria Deass di Manno, da novembre ad oggi stanno piovendo candidature per i bachelor Supsi legati alla sfera sanitaria. Sono un centinaio le richieste d’iscrizione che arrivano mensilmente e nei prossimi giorni, prima della conclusione del bando, ci si attende un’ulteriore intensificazione del lavoro. Parlando di ergoterapia, fisioterapia, ma soprattutto di cure infermieristiche, l’aumento di iscrizioni in vista del 2022-2023 dovrebbe essere superiore del 22% rispetto agli anni precedenti; una percentuale che potrebbe tuttavia salire al 30% in breve tempo. Un dato che sicuramente fa riflettere, specialmente per via del periodo pandemico che stiamo vivendo.
Una categoria messa in evidenza dalla pandemia
“Sicuramente la pandemia incide su più livelli: ha messo in evidenza una categoria professionale che forse, per certi versi, non era mai stata così evidente”, spiega Daniela Willi Piezzi, direttrice di Formazione di base Supsi, aggiungendo come questa pandemia, nonostante tutto, abbia “messo in evidenza i pregi e le difficoltà del mestiere, fatto di turni eccetera, e quindi direi che ha portato all’attenzione pubblica questa categoria”. Oltre alla pandemia, un ruolo importante nel favorire la scelta di questo settore l’ha giocato il Messaggio governativo approvato a fine febbraio “che prevede una serie di misure che vanno a favorire le condizioni di studio e lavoro in questi ambiti” ha spiegato Willi Piezzi.
Il Messaggio
Il messaggio in questione è il Piano “Pro San 21-24” approvato a febbraio dal Gran Consiglio, e che mira da un lato a incentivare la formazione e dall’altro a ridurre la dipendenza dall’estero del personale sociosanitario, sull’onda dell’esperienza pandemica, tramite una serie di misure fra cui un nuovo assegno di formazione che permette di assicurare il “minimo vitale” agli studenti. “Concretamente, gli studenti in questi ambiti verranno assunti dal Cantone e percepiranno un salario mensile atto a favorire la conciliazione studio-lavoro-vita privata” spiega la direttrice, ma precisa che si è anche lavorato “ad un maggior coordinamento nella ricerca dei posti di stage; va detto che non riguarda solo gli studenti Supsi, ma anche gli studenti che scelgono le Scuole Superiori specializzate per questo settore”.
65mila infermieri entro il 2030
Una partita, quella legata al futuro delle formazioni infermieristiche, che si gioca anche a livello federale con la recente approvazione dell’iniziativa per cure infermieristiche forti e che si inserisce nel solco di prospettive statistiche non rassicuranti. Secondo le stime dell’Osservatorio svizzero della salute, nel nostro Paese mancheranno circa 65'000 infermieri entro il 2030.
In molti lasciano il Ticino
Tuttavia, il periodo pandemico sta facendo emergere un'altra tendenza, monitorata dagli osservatori Supsi: un netto calo, cioè, di diplomati ticinesi che hanno deciso di lasciare il Ticino. “Il dato del 2021 ci mostra un netto calo, fra il 17 e il 20%, di diplomati ticinesi che scelgono di studiare oltre Gottardo. Questo non solo in ambito sanitario, ma trasversalmente agli ambiti” dice Daniela Willi Piezzi concludendo che, nonostante non possa dare un’interpretazione univoca, “è chiaro che anche l’aspetto legato all’incertezza della pandemia può aver portato degli studenti a rinunciare a spostarsi per andare a studiare, per rimanere quindi in Ticino, come può anche aver semplicemente portato alcuni studenti a posticipare l’iscrizione a un’università o a una scuola universitaria”.
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