Sanità
La peste suina africana si avvicina al Ticino, la preoccupazione dei fontanieri
Redazione
8 mesi fa
Negli scorsi giorni il Cantone ha tenuto una serata pubblica sulla peste suina africana, un virus che colpisce cinghiali e maiali, oggi presente nel Nord Italia. L’arrivo della malattia è atteso anche in Ticino. Fra le misure per il contenimento del virus è previsto il divieto di entrare nei boschi, ma questo potrebbe essere un problema per i fontanieri, incaricati di sorvegliare la qualità delle fonti di acqua potabile.

La peste suina africana arriverà anche in Ticino. Oggi il virus è presente a 65km da Chiasso. L’epidemiologo Vittorio Guberti stima che possa giungere nel nostro cantone fra un anno circa. Il virus non è pericoloso per la salute umana, ma è letale per maiali e cinghiali. Molto resistente in natura, alla comparsa del primo caso sarà infatti diramato il divieto di camminare nei boschi della zona colpita. Ce lo aveva spiegato Luca Bacciarini, veterinario cantonale, nella serata pubblica di lunedì. “Il potenziale di entrare nel bosco e calpestare un terreno fortemente contaminato dal virus significa infettare le nostre scarpe e i nostri vestiti. Così facendo trasportiamo il virus, con il rischio di contagiare un allevamento di suini nel caso dovessimo trovarci nei paraggi. In questo modo sto contribuendo alla propagazione della malattia”.

Andare per boschi? Non solo un passatempo

Andare per boschi non è però solo un passatempo. Per i fontanieri, che si occupano dei controlli di acquedotti e fonti di acqua potabile, è una questione di lavoro, come ci spiega Matteo Negri, presidente dell’Associazione fontanieri ticinesi. “È arrivata la segnalazione da diversi associati e quindi ci siamo mossi subito. La preoccupazione è dovuta alla possibile introduzione di un divieto di entrare nei boschi”. Negri ha infatti spiegato che l’Associazione ha diversi fontanieri attivi che operano nelle zone boschive del Cantone, “la preoccupazione è quindi normale”.

Rischio per l’acqua potabile

Come detto, il virus della peste suina non è pericoloso per l’uomo, ma Matteo Negri vede comunque un rischio per l’acqua potabile. Più cinghiali morti aumentano conseguentemente il pericolo di contaminazione. “Se un esemplare o una carcassa del cinghiale viene ritrovata nelle vicinanze di una sorgente o di una captazione, così come all’interno di una zona di protezione delle acque, il pericolo è esclusivamente batteriologico”. In questo senso, sarebbe auspicabile almeno aumentare i controlli dell’acqua potabile in base al rischio. La peste suina ancora non c’è, ma i fontanieri, spesso nei boschi, si impegnano a evitare che questa si diffonda, adottando misure di prevenzione. E i controlli sull’acqua, comunque, rimangono rigorosi. “Indipendentemente dall’emergenza o meno, noi lavoriamo sempre in base alle direttive: il controllo delle captazione è sempre fatto a regola d’arte. Il fontaniere esegue infatti principalmente controlli accurati, quindi siamo in buone mani”.