
Con la strategia "La Posta di domani" il gigante giallo vuole chiudere 170 filiali gestite in proprio entro i prossimi quattro anni. Una misura che nella Svizzera italiana rischia di toccare fino a una ventina di sedi. Una decisione che ha fatto discutere, con diverse prese di posizione sia da parte dei sindacati, sia della politica. Una decisione, quella di abbassare le serrande delle filiali, contro la quale diversi comuni intendono fare ricorso o opposizione.
Il caso di Arzo
Tra le filiali certe di chiusura sembra esserci quella di Arzo. Una notizia appresa attraverso la stampa anche dai diretti interessati. "Siamo seccati di non essere stati informati per tempo da La Posta", spiega a Ticinonews Samuele Cavadini, sindaco di Mendrisio. "Quella di Arzo è una sede a cui teniamo, ma prima di pronunciarci definitivamente sui prossimi passi che potremmo intraprendere, attendiamo l'incontro con il gigante giallo", aggiunge. Un tema, quello della chiusura della filiale momò, a cui verrà dedicata la prossima seduta del Consiglio comunale. Se l'esecutivo del Magnifico Borgo intende attendere, infatti, la sinistra propone una risoluzione extra LOC per dire "no alla politica di smantellamento del servizio pubblico operata dalla Posta". Nel testo, firmato dai consiglieri comunali de l'Alternativa Andrea Stephani, Giampaolo Baragiola, Elia Agostinetti e Cristina Marazzi Savoldelli, si legge che "chiudere l’unico ufficio postale rimasto sulla Montagna, cioè Arzo, non è solo un duro colo per il Quartiere, ma anche per le comunità limitrofe di Besazio, Meride e Tremona". Nella sola Mendrisio, viene ancora precisato, "hanno chiuso i battenti, per esempio, gli uffici postali di Rancate, Genestrerio e Ligornetto". Per questo la notizia della nuova possibile chiusura "non è una novità, ma lento ed inesorabile smantellamento del servizio pubblico ad opera della Posta stessa".
Quello di Novazzano
Un'altra sede presente sulla lista nera del gigante giallo è quella di Novazzano. Una chiusura che l'esecutivo del comune discuterà questa sera, quando verrà trattata un'interpellanza interpartitica sulla questione. "Una delle argomentazioni de La Posta", ci spiega il sindaco Sergio Bernasconi, "è che vista la nostra ubicazione, le filiali di Chiasso, Serfontana e Stabio sono raggiungibili in venti minuti". Un'affermazione che però "vale solo in teoria, perché in pratica, con il traffico che viene registrato nella regione, queste tempistiche sono utopiche". In ogni caso a Novazzano le idee sono chiare. "Non si possono considerare solo le statistiche, ci sono persone che sfruttano ancora i servizi offerti dal nostro ufficio postale. Per questo le chiusure lasciano l'amaro in bocca. Per questo faremo ricorso contro la chiusura della sede di Novazzano", conclude Bernasconi.
E quello della Valcolla
In Valcolla la filiale nel mirino della Posta è quella di Maglio di Colla. "Stiamo valutando delle opzioni", afferma a Ticinonews il presidente della Commissione di Quartiere Gionata Mattei. "Si pensa soprattutto a un partenariato con un ristorante, un negozio, oppure la consegna porta a porta”. La chiusura delle filiali della Valcolla rientra infatti in una dinamica generale più ampia. “Per le persone anziane chiude tutto, è un problema delle valli periferiche. Purtroppo non si trovano particolari soluzioni, sentiamo di non poter far molto se non subire la situazione”. Una soluzione, secondo Mattei, si potrebbe però trovare grazie a una maggiore coordinazione con il Municipio di Lugano. "Potremmo sederci a un tavolo e discutere possibili misure. In ogni caso siamo fiduciosi sul fatto che si trovi una soluzione condivisa con La Posta", conclude Mattei.