Mobilità
La regione più trafficata del cantone e il bilancio di un presidente
© Gabriele Putzu - Ticinonews
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Redazione
3 giorni fa
Dopo otto anni, il presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio ha deciso di dare le dimissioni. Una regione, la sua, spesso sotto i riflettori proprio a causa del forte traffico. Ma non è sicuramente questa la motivazione che ha spinto il presidente a lasciare l’incarico. “Semplicemente si chiude un ciclo naturale”, ci ha detto. Con lui abbiamo voluto fare un bilancio degli anni che lo hanno visto alla presidenza.

Andrea Rigamonti, Presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio per 8 anni, ha deciso di dare le dimissioni. Una regione, la sua, spesso sotto il riflettori proprio per il traffico. Ma non è certamente questo il motivo per cui ha deciso di lasciare.  "Assolutamente no. Dopo 12 anni in Commissione, di cui 8 come presidente, il Consiglio di Stato ha approvato il 27 marzo il piano di agglomerato di quinta generazione, e quindi si chiude un ciclo naturale, o meglio, si chiude una legislatura nell'ambito dei piani di agglomerato. Quindi è il momento giusto per lasciare, anche perché a partire dall'autunno partiranno i lavori preliminari del prossimo piano di agglomerato. È quindi importante che il nuovo presidente entri da subito nei meccanismi  - molto complicati - dei piani di agglomerato, così come di tutte le attività connesse alla commissione dei trasporti".

L'intervista

Dal suo punto di vista, quali sono i problemi di mobilità più urgenti della regione? Quindi quelli che andrebbero affrontati più velocemente.
"Sicuramente il tema legato al traffico transfrontaliero, che è quello dove forse abbiamo più margine di manovra. Il direttore di TILO ha spiegato bene come il traffico transfrontaliero sul treno sia migliorato in maniera significativa. Inoltre, a partire dal mese di aprile verrà finalmente a cadere il divieto di cabotaggio con l'Italia, quindi si potranno ad esempio implementare dei bus transfrontalieri dall'Italia verso le stazioni di Chiasso e Mendrisio".

In questi 8 anni ci sono delle cose che le hanno fatto dire "sì, questa l'ho portata a casa"? Oppure si tratta di un lavoro in cui non c'è mai un momento di soddisfazione?
"I piani di agglomerato, anche se sono poco percepiti perché la fase di realizzazione dura nel tempo. Però ogni tanto inauguriamo delle opere legate alla ciclo-mobilità che hanno un lungo percorso, che sono progetti più piccoli come il bike sharing, ma li portiamo a casa. La mozione di Marco Romano sugli Intercity per il Mendrisiotto approvata dalle Camere federali, è stata inoltre un successo politico, alle quale anche la Commissione ha contribuito. Infine, tutti i lavori sul PoLuMe: ricordo che il progetto è iniziato partendo da 900 milioni di budget, per poi arrivare fino a 1,7 miliardi. Adesso vedremo cosa succederà, perché le carte si sono rimescolate ancora una volta, anche se si tratta di input dati dalla Commissione stessa".

Ha citato lei il PoLuMe, secondo Lei che destino ha questo progetto?
"Aspettiamo la risposta del Politecnico federale, o meglio, la priorità che darà a questo progetto. Dopodiché, dovremo aspettare la risposta della politica. Il problema di oggi del PoLuMe, ma in generale di questi grandi progetti di sviluppo autostradale, riguarda il fatto che non viene sufficientemente tenuto da conto il territorio e i vantaggi che si potrebbero portare a livello territoriale. Ma potrebbe anche darsi che con questo rimescolamento delle carte - avvenuto a seguito della valutazione del 24 novembre - non si possa riorientare il progetto PoLuMe".

C'è anche un altro progetto contro cui molti Comuni hanno ricorso: la corsia dei tir, anche se Berna sembra voler tirare dritto. Vi sentite a volte poco ascoltati?
"Quello della corsia dei tir tra Coldrerio e Balerna è un progetto che non ha assolutamente alcun senso. E lo dico in maniera chiara. Siamo ormai entrati nell'era della digitalizzazione: a Basilea, per esempio, ci sono già degli attraversamenti delle merci con i camion tramite processi di digitalizzazione. Non vedo perché tra l'Italia e la Svizzera non possa essere previsto un sistema del genere di attraversamento delle merci. Anche perché sono convinto che al momento in cui si inizieranno i lavori la digitalizzazione sarà pronta per permettere il transito delle merci. Quindi è un progetto nato già vecchio, che rovina il territorio e che non ha voglia di gestire il problema del traffico, perché oggi c'è il centro di Giornico che ha già migliorato la situazione. Pertanto, è un progetto che va fermato il più presto possibile da USTRA".

Uno dei successi, lo ripetiamo, è stata la mozione Romano sulla fermata dell'Intercity nel Mendrisiotto. Questi treni si fermeranno?
"Al momento sì, abbiamo gli Eurocity che si fermano a Chiasso e alcuni Intercity - al mattino e alla sera - che si fermano sia a Chiasso che a Mendrisio. Nella Svizzera orientale ci sono degli Intercity che servono borghi di 10mila abitanti, quindi potrebbe trattarsi benissimo anche di Chiasso e Mendrisio, che sono più grandi e distano tra di loro 10 minuti. Da lì raggiungerebbero poi Zurigo. Tra l'altro, gli Intercity terminano le loro corse al confine, quindi a Ginevra-Aeroporto e a Basilea. Dunque, non c'è alcun motivo per cui in Ticino debbano fermarsi a Lugano, stazione in cui tra l'altro capita spesso di avere una coincidenza dopo soli 4 minuti, durante i quali bisogna attraversare la stazione. Anche se è piccola, questa è facilmente intasabile, per cui sfido chiunque abbia difficoltà motorie, dei bambini appresso o dei bagagli a fare il cambio di treno in soli quattro minuti".