
Il nucleare divide la politica. Nella giornata di mercoledì il Consiglio federale ha annunciato il lancio di un controprogetto indiretto per l’abolizione del divieto di costruzione delle centrali nucleari. La misura, approvata dal popolo nel 2017, non sarebbe più adeguata al contesto. A preoccupare, più nello specifico, sono la nuova situazione geopolitica e la strategia per l’azzeramento delle emissioni nel paese entro il 2050. Ciò che teme il Governo, in sintesi, è che le rinnovabili possano non bastare a soddisfare il fabbisogno energetico del paese.
Storni: "Rösti doveva trovare una mossa per neutralizzare l'iniziativa"
Sebbene l’atomo sia stato definito solo un’opzione di ripiego dal "ministro" Albert Rösti, la presentazione del controprogetto ha spaccato la politica. La questione non divide solo le associazioni del settore, ma anche i partiti. “Ce l’aspettavamo, sappiamo che Rösti è sempre stato un po’ pro nucleare", commenta il consigliere nazionale socialista Bruno Storni. "Sappiamo che ha da tempo questo divieto nel mirino, nonostante sia stato appena votato nel 2017, ipotizzando penurie ed eventualità che già dai tempi si prevedevano, ma che non si avvereranno". Il consigliere federale democentrista "doveva trovare una mossa per neutralizzare l’iniziativa e non ha trovato niente di meglio che togliere questo divieto dalla legge. Vedremo come andrà avanti”.
Marchesi: "C'è soddisfazione"
Di diverso avviso Piero Marchesi, consigliere nazionale UDC, che reagisce "con soddisfazione. Credo che da parte di diversi partiti politici, e immagino anche della popolazione, ci sia la consapevolezza che il nucleare sia una fonte che può aiutare nella transizione energetica, come d’altronde lo ha definito l’Ue, la quale ha classificato il nucleare come un’energia che può aiutare a raggiungere questo obiettivo". Oltre ad essere "un'energia pulita, permette una certa affidabilità della rete".
Storni: "Certe previsioni dell'industria elettrica non si sono avverate"
Non sono solo le reazioni alla politica federale ad essere divergenti, ma anche le posizioni sul futuro energetico svizzero. Secondo Storni, non è necessario ricorrere ad altre fonti di energia oltre le rinnovabili. “Se si lavora correttamente saranno sufficienti. C’è ancora un bel potenziale di efficienza energetica", afferma il deputato socialista. "Se negli ultimi 15 anni non c’è stato un incremento dei consumi malgrado l’aumento della popolazione e dei riscaldamenti a elettricità, è segno che si è risparmiato". Quanto successo negli ultimi 5-10 anni "dimostra che certe previsioni portate avanti da decenni dall’industria elettrica non si sono avverate. C’è comunque un’evoluzione tecnologica che nessuno è in grado di prevedere con precisione”.
Marchesi: "Chi si oppone al nucleare lo fa per fini ideologici"
Secondo Marchesi, non possiamo ancora permetterci di rinunciare al nucleare. “Bisogna essere consapevoli che le energie rinnovabili da sole non potranno soddisfare il fabbisogno energetico della Svizzera. Penso ad esempio alla mobilità elettrica, alle sostituzioni di impianti di riscaldamento a nafta con termopompe che richiedono molta elettricità. Credo che chi si oppone a una reintroduzione del nucleare lo faccia per puri fini ideologici, cosa che in questi anni ha portato ad avere bisogno di più importazioni dall’estero, dunque maggiori dipendenti, e soprattutto a un’impennata dei prezzi”, conclude il deputato democentrista.