Gran Consiglio
La tassa di collegamento non s'ha da fare, abolita dal Parlamento
©Gabriele Putzu
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Redazione
16 ore fa
Il Gran Consiglio ha abolito la tassa di collegamento con un voto molto stretto, evitando così un referendum popolare. Dopo anni di polemiche, l'initiativa di abolizione è stata approvata con l'UDC, il Centro e il PLR favorevoli, mentre il PS e la Lega dei Ticinesi erano contrari.

Con 44 voti contro 42, la tassa di collegamento è stata abolita poco fa dal Gran Consiglio, motivo per cui – per soli due voti – il popolo non sarà chiamato alle urne. Una storia ormai decennale caratterizzata da polemiche e che oggi è giunta al termine. Una tassa che sarebbe dovuta entrare in vigore a gennaio 2025, ma così non sarà.

Maderni: "La tassa non ha raggiunto gli obiettivi prefissati"

Un pomeriggio lungo e pieno di polemiche che abbiamo voluto riassumere, partendo dall’intervento dell’iniziativista Cristina Maderni, secondo la quale i motivi dell’abrogazione vanno ricondotti al fatto che “la tassa di collegamento, nel periodo della sua applicazione di fatto da parte delle aziende - tra il 2016 e il 2020 -, non è stata capace di raggiungere l’obiettivo dichiarato di scoraggiare il traffico automobilistico a favore di quello pubblico. La tassa di collegamento non sarà in grado di raggiungere tali obiettivi nemmeno in futuro, a meno che il suo vero scopo non sia quello di fare cassetta. Il che la renderebbe incostituzionale, come indicato dal Tribunale federale. La tassa ha dunque fallito nel contenere il traffico, ma purtroppo i suoi effetti negativi non si fermano qui: è basata su un concetto ingiusto e discriminatorio, che non fa altro che punire i lavoratori per la sola colpa di recarsi con il proprio veicolo sul luogo di lavoro, che per altro giace su un suolo privato”.

Bourgoin: “Sconcertante non lasciare la decisione al popolo”

Un Parlamento diviso in due, con UDC, Centro e PLR favorevoli all’abrogazione in aula della tassa, mentre PS e Lega dei Ticinesi sostenevano il controprogetto e la votazione popolare. Relatrice di minoranza era Samantha Bourgoin, la quale ha sottolineato che a lasciarla perplessa c’è “la volontà degli iniziativisi di voler eliminare la tassa di collegamento, decisa in votazione popolare e non ancora entrata in vigore. È ancora più sconcertante il fatto di voler impedire alle cittadine e ai cittadini stessi di voler decidere personalmente. Ma ci pare, o mi pare, proprio di cattivo gusto che a farsi beffa dei diritti popolari sia in particolar modo l’UDC, che ha lanciato l’iniziativa, e che si fregia in ogni occasione di essere paladino del loro rispetto, salvo calpestarli miseramente quando lo ritiene più conveniente.

Isabella: “Abbiamo la possibilità di lasciare i soldi nelle tasche delle famiglie”

Il Gran Consiglio ci ha abituati in molti frangenti alle citazioni colte e oggi non c’è stata eccezione. Claudio Isabella, rappresentante del Centro, ha infatti affermato che Martin Luther King sosteneva che è sempre il momento giusto per fare la cosa giusta. “Spesso infatti nella vita siamo chiamati a dover fare delle scelte e oggi dobbiamo rispondere per ciò che siamo stati eletti: decidere. Da una parte abbiamo quindi la volontà di decidere se tassare con circa 80 franchi al mese (pari a circa 900 franchi l’anno) numerosi cittadini del nostro Cantone che si recano in auto al lavoro. Dall’altra parte, abbiamo però la possibilità di lasciare questi soldi nelle tasche delle famiglie”.

Caverzasio: “Il popolo va ascoltato o no?”

La tassa di collegamento è un tema su cui si polemizza da 10 anni e oggi non sono mancate numerose frecciatine, come quelle del leghista Daniele Caverzasio che ha punzecchiato i cugini dell’UDC. “Oggi il tema è uno solo: ma il popolo va ascoltato o va ascoltato a geometria variabile? In un’intervista fatta al presidente UDC veniva dichiarata l’intenzione di consolidare il gruppo in Gran Consiglio per influire maggiormente sulle scelte del Parlamento che troppo spesso non prende sul serio la volontà popolare. Beh che dire Piero? Bene, ma non benissimo”.

Durisch: “Politici che tagliano ad anziani e disabili. Un discorso ipocrita”

Il capogruppo del PS Ivo Durisch se l’è invece presa con tutta la destra, criticando diversi tagli da loro voluti. “La tassa di collegamento è attuale, solo che una parte de politici non la vuole come non l’ha voluta nel 2015 e con il referendum del 2016, così come con il ricorso e oggi ancora non la vuole. È una semplice questione politica di principio, che è quello di proteggere i cittadini della classe media e non mettere loro le mani in tasca. In realtà questi politici votano misure che vanno a tagliare servizi ad anziani e invalidi, per non parlare dei sussidi di cassa malati. Perciò diciamo che lo ritengo un discorso ipocrita”.

Morisoli: “La sinistra ruba soldi ai cittadini per procacciarli allo Stato”

Tra gli avversari della prima ora della tassa di collegamento c’è l’UDC. Per il capogruppo Sergio Morisoli “si parla di democrazia diretta per nascondersi dietro un dito perché non si sa da che parte andare, ma anche perché in una parte di questo Parlamento non si vuole contraddire il proprio consigliere di Stato. La Lega è da sempre contro ogni tipo di tassa, ad eccezione di quelle di Zali, poi c’è una sinistra che è la prima a prendere i soldi dalle tasche dei cittadini per procacciare soldi allo Stato per poi consumarli come meglio crede”.

Zali: “Un coacervo di imbarazzanti falsità”

Ma le frecciatine non finiscono qui. Il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali ne ha infatti avute per tutti quanti. “Ringrazio per gli interventi precedenti, che mi hanno messo di buon umore anche se non dovrei esserlo. Morisoli, del suo intervento ho capito che il suo nome è legato a tante cose che non funzionano, peccato. Anticipo che il mio odierno intervento ad alcuni non piacerà e anticipo anche che concludo con la richiesta di respinger il rapporto di maggioranza e aderire a quello di minoranza. La parte concettuale del rapporto di maggioranza è una coacervo di imbarazzanti falsità, frescacce di una pochezza indecente, scritte e sottoscritte in malafede sapendo di distorcere il vero per dire il falso. Questo perché qualcosa nel rapporto andava scritta. Come ben dice il mio gruppo rock preferito nel brano Witch Hunt, quelli che sanno cosa è meglio per noi devono sollevarsi e salvarci da noi stessi. Se chi ha orchestrato il colpo di maggioranza ha contato bene non ci sarà un terzo episodio in cui come è giusto sarebbe il popolo ad avere l’ultima parola e scrivere il finale”. Si chiude quindi così questa lunga e travagliata storia della tassa di collegamento, anche se c’è la possiblità – seppure remota – di raccogliere firme.