Il suo nome, nelle ultime 48 ore è stato ripetuto migliaia, milioni di volte. Non soltanto perché Nemo, 24 enne originario di Bienne, è riuscito nell’impresa di riportare in Svizzera una coppa che mancava da 36 anni. E non sono quei 591 punti che gli hanno garantito gradino più alto del podio all’Eurovision Song Contest ad alimentare il dibattito. A fare così tanto rumore sono soprattutto le sue rivendicazioni sociali, un attivismo che ha portato anche su quel palco. Nemo non ne ha mai fatto mistero: è una persona non binaria. Semplificato all’osso, significa che non si riconosce in nessuno dei due generi tradizionali, quello femminile e quello maschile. Un tema che ieri è sbarcato persino in Consiglio federale: Beat Jans si è dichiarato pronto ad incontrarlo per discutere delle condizioni della comunità queer. E come una palla di neve che rotola è diventa una valanga.
Richiesta del TGNS
Lunedì ai microfoni della RTF è stata l’organizzazione Transgender Network Switzerland a reclamare anche nel nostro Paese l’introduzione di un terzo genere, o - in alternativa - lo stralcio di tutti i generi. Ma ad ogni azione corrisponde sempre una reazione: secondo il presidente dell'UDC Piero Marchesi, Jans farebbe bene a cercare di risolvere il caos nell’asilo prima di crearne uno nuovo in un ambito in cui non se ne sente né il bisogno né l’opportunità. Una dichiarazione a cui fa eco il tweet del consigliere di Stato bernese Philippe Muller: "La Svizzera vince dopo anni il corrottissimo Song Contest, quest’anno anche antisemita. Eurovision Song Contest, stai lontano da Berna!"
Un tema non nuovo
Il tema oggi alla ribalta, non è comunque nuovo. Se ne era parlato a fine 2022, quando il Consiglio federale aveva detto che il principio del binarismo di genere era ancora troppo radicato e il suo abbandono avrebbe richiesto numerose modifiche a costituzione e leggi. Una porta socchiusa e non sbarrata: se la Svizzera facesse un passo in questa direzione, non sarebbe la prima. In Austria, per esempio, le persone intersessuali hanno diritto di ottenere una registrazione anagrafica “adeguata” alla loro identità sessuale. In Germania è invece possibile indicare nell'atto di nascita che la persona nata intersessuale è di sesso "diverso". Gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda prevedono un passaporto dove è possibile indicare il genere X. Dal 2009 l'India riconosce il terzo sesso nelle liste elettorali e nei documenti di identità. E anche diverse culture del passato prevedevano che il genere non fosse binario. I Navajo, per dirne una, ne contemplavano addirittura 4: la donna femminile, la donna mascolina, l'uomo effeminato l'uomo mascolino.
Il confronto
Il tema del "terzo sesso" ha scatenato un forte dibattito anche nel nostro Cantone e per questo Ticinonews ha messo a confronto l'opinione di Lisa Boscolo, deputata per il PS, e il consigliere nazionale dell'UDC Paolo Pamini. Secondo la socialista, la via più inclusiva e corretta è quella "di introdurre la terza crocetta del terzo genere, perché è una realtà che sempre più persone si dichiarano di non sentirsi rappresentate in quelle che sono le due categorie principali e ne hanno bisogno per vivere una vita dignitosa ed è quello che Nemo ha chiesto sul palco dell'Eurovision". Il democentrista non la vede così, anzi sostiene che "bisogna ben distinguere quello che è da una parte il genere e dall'altra il sesso": "Il genere - continua Pamini - è una questione sociologica e anche soggettiva, di come uno si sente, ma non vedo la necessità di introdurre un terzo sesso". Una distinzione su cui si trova concorde anche Boscolo e che infatti precisa che quello che si sta chiedendo in Svizzera è "il terzo genere, che è quello in cui si riconoscono tante persone dette fluide o che non si sentono né maschio né femmina" e che soffrono perché non si sentono riconosciute dallo Stato. Pamini però ritiene che "quello che figura in un documento e nelle leggi non deve essere legato al proprio sentire soggettivo, ma dai tratti oggettivi".