"Non è facile gestire quello ciò che porta un affidamento congiunto. Si pensa che porti delle buone cose, che i due genitori trovino un accordo e arrivino a un punto d'incontro. Ma non è così: per un affidamento congiunto o hai veramente un buon rapporto, oppure è il caos". È decisamente provata la mamma* di bimbi tenuti in affido congiunto con il padre, da cui è divorziata. Questa modalità di affidamento dei figli a coppie separate è ancora poco frequente in Svizzera. Ticinonews ha raccolto la testimonianza di una madre che vive quotidianamente le difficoltà di questo modello.
Chi ha deciso per l'affidamento congiunto? È stata una richiesta che è arrivata dal padre?
"È stata una decisione del pretore".
Un'imposizione?
"Sì, un'imposizione che il padre ha accettato subito senza però pensare ai risvolti negativi di questa situazione. Questo non vuol dire che, a priori, l'affidamento alla madre sarebbe stato solo positivo. Tutto però si complica: se ad esempio devo portare il bambino a fare una visita dall'allergologo, devo prima chiedere l'autorizzazione al papà. È tutto così, tutto diventa una richiesta di autorizzazione".
Si arriva, di solito, all'affidamento congiunto quando i genitori riescono a trovare un equilibrio per i propri figli. Questo voi lo vivete?
"No, non abbiamo un equilibrio. Il nostro rapporto è tutto fuorché equilibrato: c'è stata una rottura in malo modo, sono successe cose brutte e sono anche state dette cose brutte e che non si dimenticano. Non c'è quindi una base per avere un rapporto civile. Ci si prova, ci abbiamo provato ma non ci siamo mai riusciti perché probabilmente il dolore e la rabbia prevalgono, anche sul grande amore per i nostri figli".
In questa situazione così complicata come vede i suoi figli?
"Per quanto io cerchi di proteggerli, ora che crescono mi fa ancora più male vedere come questa situazione, pian piano, li stia distruggendo. Quando tutto è iniziato loro erano piccoli, adesso, crescendo, riescono a captare più cose, oppure trovano un certo documento e scoprono che qualcosa non va. Le domande così iniziano. Come genitore non è facile: noto lo sguardo triste e fa male vederlo".
*nome noto alla redazione
Una soluzione destinata a divenire più frequente
Dal 2017 il nuovo diritto di famiglia attribuisce all’autorità competente, in caso di divorzio o di separazione, il dovere di esaminare, su richiesta di un genitore o del figlio e nell’ottica del benessere del figlio, la possibilità della custodia congiunta, detta anche "alternata". Questa può anche venire imposta. "In Svizzera quella della custodia alternata è una scelta minoritaria, adottata da circa un sesto delle coppie separate. In Ticino, nella maggioranza dei casi, si tratta di una scelta comune dei genitori", precisa a Ticinonews Alessia Di Dio, coordinatrice dell'Associazione ticinese famiglie monoparentali e ricostituite. "A livello svizzero è però in corso una revisione legale volta a favorire la custodia alternata, anche in caso di conflitto tra genitori. È ipotizzabile quindi che nei prossimi anni le autorità del settore opteranno più spesso per questa soluzione".
Un modello "esigente"
Per Alessia Di Dio "non esiste un modello di custodia ideale". Tuttavia, "è evidente che la custodia alternata è un modello esigente: tanto per i genitori, che devono essere in grado di collaborare in modo efficace nel quotidiano, quanto per i bambini, perché implica quasi sempre continui spostamenti tra le due abitazioni, continui cambiamenti della figura genitoriale di riferimento. È però - aggiunge Alessia Di Dio - una soluzione esigente pure sul piano materiale: i costi rispetto a una custodia esclusiva sono più alti ed è anche per questo che notiamo, almeno a livello svizzero, che generalmente questo tipo di custodia è scelto da famiglie benestanti".
Decisiva l'equa cura della prole prima della separazione
Tendenzialmente per il buon funzionamento della custodia alternata contano le dinamiche di gestione dei figli in vigore prima della separazione. "Le esperienze più positive sono di solito quelle in cui già prima della separazione c'era una vera bi-genitorialità, ovvero un'equa divisione fra i genitori della cura dei figli e dell'attività lavorativa", commenta Di Dio. "In questo senso, credo che per rendere più interessante la custodia alternata avrebbe più senso intervenire a monte con delle politiche di conciliabilità fra famiglia e lavoro. In questo modo, le coppie che dovessero arrivare a una separazione accetterebbero con maggiore naturalezza una custodia alternata".