
Fra una decina di giorni l’edilizia chiuderà i battenti per andare in vacanza. Come noto, ad agosto iniziano infatti le tradizionali due settimane di pausa, che vanno fino a ferragosto. Un’estate decisamente atipica per il settore, che deve fare i conti ormai da settimane con il forte maltempo a cui ora si è aggiunta la canicola. A Ticinonews abbiamo approfondito il tema direttamente con Nicola Bagnovini, direttore SSIC Ticino.
Bagnovini: “Conseguenze principalmente per pavimentazione e pittori”
Secondo giorno di canicola, un tema di forti discussioni affrontato già lo scorso anno con i sindacati e dopo mesi di trattative si era giunti a decidere per lo stop dei lavori dalle 15. Come sta andando quest’anno? “L’attuale grado di canicola, quindi il 3, non comporta la chiusura dei cantieri alle 15. Ha quindi conseguenze unicamente nel settore della pavimentazione stradale e dei pittori. Loro sono tenuti a chiudere l’attività alle 13, ed è una limitazione che mette in difficoltà queste ditte”, ci spiega Bagnovini, sottolineando che a partire dal mese di marzo ci sono state continue precipitazioni, “che si traducono in ore perse e nella difficoltà di recuperarle. Inoltre c’è l’impossibilità di creare una riserva di ore per far fronte alla canicola. Per il settore principale della costruzione, per il momento, non c’è fortunatamente alcuna conseguenza, perché per noi vale l’allerta dal livello 4”.
Tra ritardi e pagamenti per ore in mora
Parlando invece di danni, costi e ritardi, come si configura ad oggi la situazione? “Ci sono dei ritardi sul programma lavori, in particolare nelle ditte di genio civile e – come detto – della pavimentazione. È chiaro che il concetto della flessibilità introdotto con il CCL ticinese lo scorso anno permetterebbe di lavorare qualche ora in più quando il tempo lo permette, al fine di compensare le ore di assenza quando la meteo non lo permette”. Purtroppo, i mesi che hanno preceduto l’estate non hanno tuttavia permesso questo ragionamento, anzi, “alcune ditte hanno dovuto pagare delle ore in mora, quindi non lavorate, senza che le maestranze potessero svolgere le loro attività. Quindi un danno economico, al di là degli aspetti legati al programma lavori, dove c’è anche un discorso relativo alle tempistiche e consegne”.
Vacanze a rischio?
C’è quindi il rischio che qualche ditta decida di recuperare il tempo perso facendo qualche straordinario? Quindi riducendo le vacanze dell’edilizia? “No, le vacanze dell’edilizia sono obbligatorie. Per poter lavorare in quelle due settimane bisogna ottemperare a criteri ben precisi. Prima di tutto bisogna fare una richiesta, entro fine giugno, alla commissione paritetica che analizza caso per caso. Poi, se c’è l’accordo anche dei lavoratori e vi sono i requisiti viene allora concessa l’autorizzazione a lavorare nel periodo delle ferie collettive”. I parametri principali, ci spiega sempre il direttore di SSIC TI, sono normalmente legati a lavori in alta quota, “quindi laddove la stagione estiva è corta di per sé, oppure quando si interviene su edifici particolari quali le scuole, dove è meglio metter mano quando sono vuote. Però, ci sono altri parametri che vanno analizzati per permettere di lavorare in quelle settimane, come la sicurezza”.
Intero Cantone colpito dal problema
Ci sono regioni maggiormente colpite di altre? “È difficile dirlo. Ci sono sicuramente le valli superiori che hanno sofferto parecchio, proprio perché loro hanno alle spalle periodo invernali, dove vengono consumate le indennità da lavoro ridotto che permettono alle ditte di lavorare bene. Tuttavia, il problema quest’anno è generale e tocca l’intero Cantone. Nell’edilizia grezza, fortunatamente, se c’è un tetto è comunque possibile lavorare anche quando piove o con la canicola”.
Non solo il maltempo, ma anche la situazione globale
Le vacanze collettive rappresentano inoltre un momento in cui viene fatto un primo bilancio dell’anno. Maltempo a parte, c’è però un contesto globale che non aiuta: commesse in calo, prezzi in aumento, difficoltà nel reperire materie prime. “Monitoriamo costantemente l’evoluzione degli appalti pubblici, ma siamo ancora ben al di sotto della situazione pre pandemica. Mancano quindi appalti, anche se negli ultimi due mesi c’è stata una certa ripresa. A tenere botta, per fortuna, c’è il settore delle ristrutturazioni. Ma anche gli artigiani stanno un po' meglio dell’edilizia in generale, perché nell’ambito del risparmio energetico c’è ancora lavoro. Ora aspettiamo grosse opere, ma che a causa di ricorsi vengono ritardate mettendo in difficoltà le aziende che devono dare lavoro al personale, molto numeroso”. Sono infatti circa 7'000 le persone impiegate nel settore principale della costruzione.