Ticino
Legge polizia, il ricorso arriva fino al Tribunale federale
Foto gonella
Foto gonella
Lara Sargenti
3 anni fa
I 9 ex procuratori pubblici ticinesi che hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato si rivolgono ora all’alta Corte per annullare il voto del 13 giugno a causa dell’opuscolo giudicato fuorviante

È stato presentato un nuovo ricorso, questa volta al Tribunale federale, contro la legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo, in votazione il prossimo 13 giugno. A inoltrarla i 9 ex procuratori pubblici ticinesi che una settimana fa hanno già inoltrato ricorso al Consiglio di Stato ticinese, chiedendo l’annullamento del voto. Al centro della discordia, ricordiamo, l’opuscolo informativo distribuito alla popolazione che gli ex magistrati ritengono “fuorviante”.

“La votazione del 13 giugno sulla Legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) presenta gravi irregolarità nelle informazioni fornite dalle autorità federali che sono lesive dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione svizzera”, si legge nel comunicato inviato in serata dall’Associazione Uniti dal Diritto. “Infatti le autorità federali hanno erronamente indicato che attualmente le misure coercitive a titolo preventivo non sono possibili. Al contrario, secondo il Codice penale e di procedura e secondo la legge contro Al-Qaïda, la polizia è obbligata già ora a controllare e arrestare ogni persona che è anche solo lontanamente riconducibile a gruppi e associazioni terroristiche”. Secondo i ricorrenti quindi “viene a cadere l’argomento principale che giustificherebbe, secondo Berna, il bisogno di questo ampio aumento dei poteri della polizia e del servizio di spionaggio. La votazione popolare di giugno non può quindi essere legittimata se l’argomento principale avanzato dal Governo non corrisponde al vero”.

Dopo aver ricevuto celermente risposta dal Consiglio di Stato di non essere competente in materia, il ricorso firmato dai nove ex magistrati ticinesi è stato quindi inoltrato ieri al Tribunale federale. “Un rinvio della votazione, o un eventuale annullamento dei risultati del 13 giugno, è necessario per poter svolgere una votazione priva di irregolarità e rispettosa dei diritti politici fondamentali della popolazione”, concludono gli ex magistrati, tra cui si contano Paolo Bernasconi, Bruno Balestra, Mario Branda, Luca Maghetti, Luigi Mattei, Marco Mona, John Noseda, Pietro Simona ed Emanuele Stauffer.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata